Più prolifici dei conigli australiani tornano sulle scene i Pro Pain con il loro ottavo album in dieci anni di carriera, Li avevo lasciati intenti a mescolare sonorità hardcore con elementi thrasheggianti a-la Testament, con buoni risultati e soprattutto con un attitudine molto aggressiva e intransigente. Purtroppo "Shreds Of Dignity" segna un progressivo abbandono di tali inflessioni in stile Bay Area, con la triste conseguenza di consegnare al proprio pubblico un lavoro decisamente sotto tono, povero di contenuti e in taluni episodi pure di grinta esecutiva, I Pro Pain del 2002 appaiono stanchi e privi di ispirazione, incapaci di tornare non dico ai fasti raggiunti con lavori del calibro di "The Truth Hurts" ma nemmeno al buon livello raggiunto da "Round Six". Le canzoni sembrano essere state composte con molta fretta e poca attenzione, e a poco valgono sporadici inserimenti di alcuni elementi tratti dal calderone nu metal statunitense, come ad esempio nella noiosa e scontata opener "The Shape Of Things To Come". A risollevare parzialmente il disco ci pensano le sferzate in stile quasi death/thrash scandinavo della martellante "Gone Fishin'" e qualche spunto sparso, come gli assoli di chitarra, mai banali, suonati con gusto e bellamente valorizzati dalla solita produzione iperpompata tipica delle uscite Nuclear Blast. I Pro Pain necessitano di tirare il fiato e di riordinare le idee, questa direzione musicale rischia di diventare un vicolo cieco. Vedremo in futuro le loro prossime mosse. Rimandati.
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