Con "
U^L", il musicista ceco
Rotting "Deadface" Jacob riafferma la propria fedeltà alla più intransigente ortodossia del Black metal scandinavo, firmando un EP che conduce la sua one man band
Dead Slow Hand al centro di un culto sotterraneo fatto di gelo, furia e alienazione. Il disco si muove nel solco di
Burzum,
Darkthrone,
Immortal e dei primi
Satyricon, senza mai cedere a tentazioni moderne o ibridazioni posticce.
"U^L" è un titolo enigmatico: tutto suona come scolpito nell’ombra, tra riff scarni e ossessivi, ritmiche martellanti e una voce che si leva come un rantolo disumano da un abisso interiore. La produzione, volutamente grezza ma mai amatoriale, esalta la componente misantropica e rituale del lavoro, facendone un manifesto sonoro di isolamento e negazione.
Nonostante la furia iconoclasta sia la cifra dominante — e
Rotting Jacob la incarna con coerenza estrema — l’EP è punteggiato da sezioni atmosferiche sottili, da melodie soffocate che emergono come spettri nel buio, conferendo al disco un’aura misterica e quasi ipnotica. Questo equilibrio tra brutalità espressiva e tensione evocativa è ciò che rende il lavoro non solo credibile, ma realmente avvincente.
"U^L" non cerca di innovare né di stupire. Eppure riesce, proprio grazie alla sua coerenza radicale, a risultare più autentico e impattante di molte uscite più “ambiziose”. È un lavoro che parla a chi ha bisogno del Black metal come esperienza di scavo interiore, di rigetto del mondo e di immersione nel gelo più puro.
Dead Slow Hand si manifesta così come una voce solitaria ma potente, degna erede della tradizione Black metal più cruda, con un’opera che non concede nulla e che proprio per questo riesce a colpire nel profondo.
Recensione a cura di
DiX88
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