Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2025
Durata:36 min.
Etichetta:No Remorse Records

Tracklist

  1. ASCENSION
  2. FIRE IT UP
  3. QUEEN OF MY SALVATION
  4. THE LONG WALK
  5. ACROSS THE BURNING FIELDS
  6. THE CONQUEROR
  7. STARS ARE FALLING
  8. TEXAS BLOODY TEXAS
  9. RISING

Line up

  • Jamie Killhead: vocals, guitars
  • Joan Grimalt: guitars, backing vocals
  • Cristian Blade: drums, backing vocals
  • Aleix Coil: bass

Voto medio utenti

Tornano con il loro secondo album gli spagnoli Savaged, che con "Rising" confermano le coordinate musicali che avevamo già accertato sull'esordio "Night Stealer", uscito nel gennaio dell'anno scorso.

Dopo la breve intro strumentale "Ascension", ecco che "Fire It Up" è la riprova che negli ascolti del loro cantante Jamie Killhead (incrociato anche nei Raptore) sono passati spesso e volentieri i Mercyful Fate e i King Diamond, e più in generale è evidente come i Savaged abbiano una grande passione per il Metal più classico, dai Judas Priest agli Accept, passando per i Rising Force e Pretty Maids, ma anche nei confronti dello Swedish Power Metal.
Un buon inizio, grazie ad un brano ben strutturato e bilanciato, pure impreziosito da un bell'assolo da parte dello stesso Killheag. Ma non sempre tutto fila per il verso giusto: "Queen of My Salvation" o "The Long Walk" non hanno lo stesso impatto e scorrono via senza suscitare chissà quali entusiasmi, con i Savaged che continuano a cercare il punto di equilibrio tra pulsioni energiche e larghi apporti di melodie, soprattutto a livello corale e nell'insistito guitarwork.
Nonostante certi dozzinali "ohoho", ecco che la robusta "Across the Burning Fields", sospinta dal drumming di Cristian Blade (anche lui dei Raptore), riesce invece a catturare l'attenzione, per quel suo refrain immediato ed un piglio tra Jag Panzer e Yngwie Malmsteen. Maggiormente articolata la seguente "The Conqueror" che si avvia con incedere epico e battagliero, un po' alla Heavy Load e con un mood settantiano che ritroviamo anche sulla hardeggiante "Stars Are Falling", che però puzza di già sentito dall'inizio alla fine (ma che non riesco a focalizzare, forse qualcosa degli Scorpions... dei Trance... o Dokken... boh!) e dove Killhead torna ad esaltarsi in fase solista. Non che "Texas Bloody Texas" sprizzi poi originalità da ogni poro, e sicuramente non gli riesce nei chorus, però le cose vanno meglio con la conclusiva "Rising", episodio vivace che ci riporta alle soluzioni già affrontate dall'iniziale "Fire It Up", tra Metal ottantiano, falsetto alla King Diamond e fluenti fughe soliste piazzate come ciliegina sulla torta.

Un'abbondante sufficienza, ma per poter adottare un titolo come "Rising" e andare a "scomodare" i Rainbow oppure "Rising Force" di Malmsteen, serve di più. Molto di più.




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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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