Neanche un anno di tempo per riprenderci dai ripetuti ascolti di Bergtatt e Garm approfitta subito della defezione di Skoll al basso e Aismal alla chitarra per mettere in cantiere un suo progetto personale: realizzare un album completamente acustico, intriso di romanticismo e folklore norvegese. Kveldssanger nasce così, con Garm supportato dai fedeli compagni Haavard alla chitarra classica e AiwarikiaR, che per l'occasione abbandona la batteria a favore del flauto (anche se qualche colpo di grancassa è udibile nell'outro...). Per farvi un'idea della musica, pensate a Bergtatt ed estraete tutti i pezzi acustici. Metteteli insieme, elevate al quadrato i cori e avrete ottenuto Kveldssanger. Inutile dire che l'album, nonostante ciò, non ha assolutamente nulla di black metal (ma neanche di metal)... tuttavia credo che gli amanti degli Ulver e della buona musica in generale non avranno nessun problema ad apprezzarlo. Kvendssanger, o "canti del crepuscolo", è una tranquilla rappresentazione della vita rurale della Norvegia, intrisa di credenze e superstizioni. Le melodie sono malinconiche e piene di tristezza, ma aprono sempre uno spiraglio di speranza che ci accompagna durante tutto l'ascolto. Le sovrapposizioni delle chitarre, il sommesso flauto e il violoncello di Alf Gaaskjønli ci trasportano in una dimensione di fiaba, dove il tempo è dilatato e anche le melodie più lunghe ci lasciano con il fiato in sospeso sperando che non finiscano mai... provatene l'ascolto in un bosco, a volume non troppo alto, e vedrete muoversi al rallentatore l'ambiente attorno a voi. Garm, Haavard e AiwarikiaR, catturano un momento della giornata - il crepuscolo - così denso di emozioni appena vissute, ma anche di speranze e aspettative per il nuovo giorno che sta per arrivare. Così un coro può trasformarsi in una fuga o in un'evocazione da un momento all'altro, lasciandoci davvero con poche certezze in mano. L'outro, con i regolari colpi di grancassa, ci riporta lentamente alla realtà.