Copertina 8

Info

Anno di uscita:2025
Durata:40 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music / Wizard Tower Records

Tracklist

  1. THE AUTUMN CITADEL
  2. SIREN SONG
  3. EVIL HAND
  4. A DISTANT SHORE
  5. HEATHER AND HEARTH
  6. OLD PENDLE

Line up

  • Kyle McNeill: all instruments, vocals

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Ormai è certo … nelle vene di Kyle McNeill scorre copioso lo spirito ancestrale dell’Antica Inghilterra, che si tratti di far rivivere, nei Seven Sisters, il nobile magistero di Thin Lizzy e Iron Maiden, o che siano, con questi Phantom Spell, Uriah Heep, Jethro Tull, Magnum e Saracen, l’oggetto della sua brillante ispirazione artistica.
Una miscela di folk-rock, prog e hard-rock che verosimilmente sarà apprezzata dagli estimatori, per tornare ai giorni nostri, di Tarot, Hällas e Wytch Hazel, a comporre un manipolo di abili e passionali eredi della Grande Tradizione del british-sound ottantiano più magniloquente ed evocativo.
Niente di “nuovo”, dunque, ma trattato in “Heather & hearth” con la vocazione e il talento che sono assolutamente indispensabili per evitare l’effetto “scimmiottatura” e trasmettere all’astante tutto il pathos che scaturisce da ambientazioni sonore intrise di elegia e richiamanti saghe mitologiche e avventure cavalleresche.
The autumn citadel” apre i cancelli di questo reame incantato ed estatico, perfetto per essere descritto dalla voce intensa ed emozionale di McNeill, in grado di pilotare con estrema disinvoltura il clima eroico di “Siren song” e poi i suoni palpitanti di “Evil hand”, in una sorta di sentito omaggio agli immortali Uriah Heep.
L’affresco progA distant shore” ritorna a materializzare paesaggi brumosi e solenni, mentre con la title-track dell’opera la scaletta raggiunge la sua acme emotiva, operando una formidabile interpolazione tra i Deep Purple più melodrammatici e l’epos policromo dei Wishbone Ash.
E sempre a proposito di narrazioni epiche, l’albo si conclude con “Old pendle”, rivisitazione di un canto popolare del Lancashire (Pendle Hill è famosa per un processo alle streghe nel XVII secolo), un’esplicita celebrazione di una delle fonti musicali primarie della band.
In conclusione, non posso far altro che accogliere con entusiasmo “Heather & hearth” e i Phantom Spell tra i figli prediletti di una genealogia artistica che ha fatto della fusione tra musica e leggenda la sua favolosa e immarcescibile cifra stilistica.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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