"Arntor" può essere considerato senza ombra di dubbio il punto più alto mai raggiunto dalle composizioni del mastermind Valfar. Nuovamente cantato in "saognamaol" e registrato ai celebri studi Grieghallen di Bergen (quelli di Emperor, Burzum e Immortal tanto per intenderci...), il secondo album di Windir raggiunge già la maturità artistica meritandosi il voto più alto che abbia mai assegnato e uno dei posti migliori nella mia personale classifica di gradimento. Già dall'intro acustica capiamo che qualcosa è cambiato: la componente folk è stata amplificata fino a prendere il sopravvento sulle parti black metal come testimonia la fisarmonica, lo strumento preferito del leader di Windir. E con la successiva "Arntor, a Warrior" inizia lo spettacolo: un blast beat furioso, il superlativo tappeto di tastiera, il furioso scream di Valfar e naturalmente il marchio di fabbrica di Windir, le incredibili melodie che supportano le ritmiche della chitarra. E che melodie, esclamiamo rimanendo a bocca aperta! La chitarra solista disegna un riff al limite della musica classica, solenne ed epico, che chiede attenzione. Tutto il pezzo è un susseguirsi di fluenti armonie, parti folkeggianti indimenticabili e degli splendidi cori orchestrati dall'amico Steinarson. Una perfezione musicale ancora insuperata. La successiva "The Burial Mound Of King Hydnes" viene introdotta dalla tastiera e dal pulsare dal basso, ma è una calma che dura solo mezzo minuto, giusto il tempo di permettere agli altri strumenti di entrare e rompere l'equilibrio con un'altra furiosa scarica, piena di inquietudine e rabbia. Risulta difficile scegliere un pezzo che si erga tra questi capolavori, ma se proprio fossi costretto eleverei "The Blacksmith And The Troll Of Lundamyri" a migliore canzone del lotto: epica, serrata, ben congegnata in modo da consumare la propria furia all'inizio per lasciare il posto ad una parte centrale più lenta a sognante e poi tornare a tormentare nel sofferto finale. Ma le sorprese non sono ancora finite, visto che "The Struggle" fin dall'inizio si configura come una classica viking song, da far impallidire i lavori di almeno una decina di band ben più conosciute. Riff cadenzato e marziale, una profonda voce pulita accompagnata da cori che fanno accapponare la pelle... è un'esperienza talmente varia che nessuna mia parola riuscirebbe lontanamente a farvela immaginare. "The Longing" è il pezzo più lungo di "Arntor" (poco più di 10 minuti), e per ovvia conseguenza anche quello più eterogeneo... indimenticabili melodie e improvvise accelerazioni che vi faranno rimpiangere di non essere davanti al Sognefjord a godervi questo spettacolo. Potrebbe essere "Ending" una semplice outro? Potrebbe, ma non lo è. Valfar ha preso un motivo popolare della sua regione e lo ha trasformato in un breve brano che fa venire presto voglia di averne un altro pò. Ma "Arntor" è appena finito, lasciando dentro di noi una serie di emozioni difficili da cancellare, sensazioni talmente profonde che sono sicuro di non essere stato in grado di trasmettervi.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?