Quand'è che una normale squadra di calcio da buona diventa superlativa? Quando c'è il campione, il fuoriclasse che le fa compiere il definitivo salto di qualità e la porta nell'Olimpo. quando c'è il Maradona della situazione che ti prende il Napoli e ti fa vincere lo scudetto anche con giocatori medi come Ferrario e Bruscolotti.
Il discorso è perfettamente applicabile anche alla musica ed in questo particolare caso ai Cancer, quartetto inglese formatosi nel lontano 1988 nel sobborgo di Ironbridge ad opera del cantante/chitarrista John Walker, un nome adattissimo al whisky per davvero, e del possente batterista Carl Stokes.
Nell'aprile del 1990 i Cancer diedero alle stampe il loro primo lavoro intitolato "To the Gory End", un buon album di death metal piuttosto elementare e diretto che tuttavia si lasciava apprezzare per il discreto livello medio dei brani e per l'ottima voce di Johnny Walker, perfettamente a suo agio nel proprio doppio ruolo.
Poi, la luce. Un freddo venerdì sbarca in Inghilterra un signore che prende in mano i Cancer, li trasforma, li porta a registrare il disco ai sempiterni Morrisound Studios con il leggendario produttore Scott Burns alla console e gli fa registrare uno dei dischi di death metal più belli che siano mai stati prodotti, un perfetto connubio tra melodia straziante, violenza allo stato brado, testi monotematici terribilmente affascinanti che parlano di infezioni, pus, zombi e chi più ne ha più ne metta.
Il signore in questione ha un nome, James Murphy.
Già chitarrista di Obituary e Death e futuro membro di Konkhra, Testament, Solstice e molte altre formazioni estreme, James Murphy è il fuoriclasse che ha illuminato il songwriting dei Cancer, elevandolo a diversi gradini sopra la media e lasciando gli ascoltatori del tempo letteralmente a bocca aperta per il salto di qualità che la band inglese era stata capace di fare da un album al successivo.
Un death metal quello dei Cancer basato su mid-tempos privi perlopiù di parti accelerate, che entusiasma su ritmi medio lenti e che diventa davvero imprescindibile in essi quando James incornicia il tutto con i propri assoli, fulminanti e strazianti fino all'inverosimile, che adornano il disco come una pungente e dolorosa corona di spine.
E qual è il titolo dunque di questo sublime lavoro?
"DEATH SHALL RISE"...
Più che un disco, un autentico inno alla morte fatta musica, al death metal che tramite "Death Shall Rise" si distacca dalla propria dimensione fisica e terrena e si fa musica, assurgendo ad un qualcosa di etereo che vibra nell'aria e pervade il nostro corpo ad ogni singola nota, ogni singolo assolo, ogni singolo riff.
Impossibile resistere al fascino morboso di "Hung, Drawn and Quartered", alla quale peraltro partecipa Glen Benton dei Deicide come guest vocalist, alla malata fantasia di "Tasteless Incest" o all'incredibile crescendo di "Death Shall Rise", autentica celebrazione della morte raccontata dai Cancer con gli occhi della disperazione.
Ma alla totale sublimazione si arriva con la doppietta che i Cancer ci riservano nel finale dell'album quando la fulminea e tellurica "Corpse Fire" ci introduce al capitolo finale (in tutti i sensi...) intitolato "Internal Decay" che descrive l'agonia di un malato terminale di cancro. Nell'autonoma gloria del brano, letteralmente fenomenale dal punto di vista prettamente musicale, il destino beffardo riserva così uno scherzo atroce al povero chitarrista:
nella gloria finale del brano che chiude il disco, dopo un break rallentato che si segnala come il riffs più bello della storia del death metal, James Murphy chiude con un assolo lancinante mentre l'assatanato Walker, dopo una descrizione minuziosa delle atrocità sofferte durante la malattia, urla con tutta la forza rimasta in corpo "DIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE..."
E purtroppo sappiamo tutti che destino è stato riservato al povero Murphy al quale invio tutti i miei migliori auguri per una totale e definitiva guarigione...tuttavia vi garantisco che ascoltare oggi questo pezzo sapendo come sono andate poi le cose e pensare che è stato scritto nel 1991 lascia davvero i brividi addosso.
Dopo questo fenomenale episodio, Murphy uscì dalla band chiudendo di fatto l'esistenza dei Cancer che riuscirono solamente a dare alla luce un album mediocre ("The Sins of Mankind") ed uno pessimo ("Black Faith", addirittura su major East West) che portò la formazione inglese allo split.
Pochi mesi fa Walker e Stokes hanno riformato la band che sta componendo un nuovo album a distanza di molti anni ma onestamente poco importa, i veri e soli Cancer sono quelli in cui ha militato James Murphy e senza di lui una squadra mediocre non può certo ambire ad essere una formazione vincente.
"Death Shall Rise" rappresenta la summa massima del death metal, l'apoteosi di una musica snobbata ed abbandonata dai media, ma che viene vissuta da chi l'ascolta e che rimane nell'animo di chi la sente propria.
DEATH SHALL RISE.