Innanzi tutto una necessaria premessa: non sono un grande estimatore della voce di
Gabrielle de Val.
Seppur abbastanza versatile, non la ritengo straordinariamente ispirata e talvolta pure imputabile di qualche leggero difetto d'intonazione, soprattutto sui registri più alti.
Una valutazione “personale” che però, alla prova dei fatti, si trova in disaccordo con una sostanziosa porzione della scena di riferimento, compresi specialisti del calibro di
Bruce Mee (Fireworks Magazine) e
Khalil Turk (Escape Music), che l’hanno fattivamente supportata nella sua prospera carriera professionale, consentendole anche collaborazioni di prestigio.
Giunta al secondo albo da solista, la solida reputazione di
Gabrielle non mostra segni di cedimento, visto che, forte di un contratto discografico con l’autorevole
Pride & Joy Music, è la “garanzia”
Tommy Denander ad affiancare il “fedele”
Bruce Mee (principale compositore dell’opera, assieme alla
de Val) nella realizzazione di “
I am the hammer”, a cui contribuiscono pure
Roland Forsman (dei Remedy, co-autore e coadiutore esecutivo di “
Princess of darkness”) e
Harry Hess (Harem Scarem, artefice delle fasi di masterizzazione).
Insomma, dopo aver ammesso di fare evidentemente parte di una “minoranza”, devo anche riconoscere, pur confermando le mie piccole perplessità sulle prerogative tecnico-interpretative della cantante, che il disco in oggetto è gradevole, ricco di attraenti e variegate canzoni di
hard melodico, scritte con cognizione di causa ed eseguite con competenza e una certa tensione espressiva.
Tra i momenti più riusciti della raccolta si segnalano la trionfale “
Let sleeping dogs lie”, il tocco “celtico” di "
For whom the bell tolls”, e in maniera ancor più nitida la favolosa
synth-ballad "
Show me heaven” (composta da
Denander), l’
AOR de-luxe “
The ghosts of My Lai”, la “foschia scandinava” che avvolge "
Princess of darkness” e una
title-track che punta sulla melodia ficcante e sul
refrain contagioso per trasmettere i contenuti di un testo tutt’altro che banale.
Il resto del programma (citazione necessaria per “
Good morning Vietnam”, in ossequio ad una pellicola indimenticabile) si mantiene su onorevoli livelli di piacevolezza, solcando le varie sfumature del genere, con la chitarra di
Tommy sempre in bella evidenza.
“
I am the hammer” è complessivamente un buon lavoro, che verosimilmente esalterà i seguaci di
Gabrielle de Val e non scontenterà nemmeno i cultori del
melodic rock un po’ meno entusiasti delle peculiarità della sua ugola.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?