Una delle band più rappresentative della schiera di formazioni uscite per la tedesca Hellhound Records (tra i tanti ricordiamo Wretched, Iron Man e Unorthodox) nel corso degli anni ’90, gli svedesi Count Raven dell’esordio Storm Warning hanno in maniera considerevole contribuito alla continuazione negli anni successivi dell’intera scena doom metal. Come per decine di altri gruppi, quando si parla dei Count Raven il riferimento primario cui ricondurre il sound di questa band sono i Black Sabbath, aspetto emerso in maniera ancora più marcata in seguito all’uscita, dopo due album, dalla formazione del singer Christian Linderson (l’attuale Lord Chritus dei Terra Firma e con un passato anche nei Saint Vitus). Da questo momento in avanti, le parti vocali sono state affidate all’attuale leader dei Count Raven, Dan Fondelius, un pericoloso “clone” di Ozzy che agli occhi di alcuni può aver contribuito al calo di personalità della band stessa. Riferimenti vocali a parte, è innegabile che i Count Raven abbiano fin dal presente esordio costruito una propria identità, ancora più marcata in Storm Warning grazie all’ottima prova vocale di Linderson. Dopo il lungo e omonimo intro, il fascino e la spiccata vena melodica dei Count Raven esplode con “Inam Naudemina”, strutturata sull’incedere sostenuto della strofa e l’apertura cadenzata del ritornello e dove il riffing energico di Fondelius trascina in un emozionale spirale di cambi di atmosfere, ora cupe ora solari, davvero coinvolgenti.
La matrice più sabbathiana del sound dei Count Raven emerge prepotentemente nella successiva “True Revelation” che per la sua struttura ritmica richiama da vicino una “Iron Man” dei Black Sabbath stessi, ma con una pesantezza e corposità del tutto estranea alla band di Ozzy (almeno quella di un disco come Paranoid). Con “In The Name Of Rock ‘n’ Roll” c’è anche spazio per una per niente velata accusa nei confronti della costruita e appariscente scena glam rock, di certo ben più scandalosa e condannabile 13 anni fa di quanto non si veda in giro al giorno d’oggi. Questo per dire che anche dal punto di vista delle liriche i Count Raven hanno sempre avuto un occhio di riguardo (il riferimento corre a una “Masters Of All Evil” di High On Infinity e alle sue denuncie nei confronti degli orrori del secondo conflitto mondiale). Ancora tanta melodia e ispirazione nella successiva “Sometimes A Great Nation”, in particolare nell’irresistibile break centrale; altro aspetto quello melodico che caratterizza ogni brano di questa band e ne costituisce una delle caratteristiche più convincenti, evitando quasi sempre di scadere nel banale. C’è spazio anche per una “ballad” (se così la possiamo definire) quale “A Devastatine Age”, tra gli episodi più consistenti ed emozionanti dell’intero lavoro. Un grande esordio per una band che ancora oggi prosegue sulla propria strada inaugurata nel 1990 col presente Storm Warning, oramai uno dei classici del doom metal.
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