La riedizione di “
Crossfire”, terzo albo dei
White Widdow, da parte della
Pride & Joy Music (capitolo numero ventidue della sua sezione
Classixx) mi permette di esprimermi su un disco all’epoca della sua prima pubblicazione (2014) “misteriosamente” sfuggito alla trattazione sulle nostre
gloriose pagine virtuali.
Dopo due lavori (anch’essi recentemente ristampati dalla
label tedesca) capaci di sollecitare profondamente i sensi di tutti i cultori di Survivor, Autograph, White Sister e Giuffria, agli australiani era richiesto un ulteriore “passo avanti”, di quelli che conducono direttamente nell’
Olimpo dell’
AOR / pomp rock.
Un “onere” che la
band affronta senza imbarazzi nonostante ie variazioni nella
line-up, dimostrando che il
core-team del gruppo (i fratelli
Millis e il
guitar virtuoso Enzo Almanzi) non ha perso una stilla della sua spiccata attitudine al genere, esposta in maniera ancora una volta brillante e intensa.
A chi eventualmente richiedesse, a questo punto della carriera dei nostri, una qualche “sorpresa” nell’approccio al
songwriting, dico che questo è forse l’unico elemento che manca a “
Crossfire”, confermando un orientamento artistico lineare e fortemente consolidato.
Un “deficit” che rischia forse di far apparire l’astante appassionato come un altezzoso pignolo, ma che ritrovandolo declinato pure nei dischi successivi, non consente ai
White Widdow di sbaragliare in modo inappellabile una concorrenza spesso analogamente preparata e talvolta più dinamica nella stesura dei suoi brani.
Dettagli, in realtà, poiché “
Caught in the crossfire”, “
Fly me away”, “
Just another night”, “
Dream’s don’t die”, “
Too many tears”, “
Never again” e la Bon Jovi-
iana “
Born to be a rebel” sono autentici gioielli di magniloquente
rock adulto, impreziositi da armonizzazioni vocali da brividi e da una chitarra sempre sensibile e ficcante.
Ad una scaletta complessivamente priva di controindicazioni la
Pride & Joy Music, analogamente a quanto fatto nelle altre ristampe, aggiunge una piacevole
bonus-track denominata “
Thunder” (che ricordo inclusa pure in “
Peak melodic”, raccoltona del 2015 del sito
MelodicRock.com), non lontanissima da certe cose degli Autograph.
Terminato il proficuo ed appagante “ripasso” delle scintillanti peculiarità artistiche dei
White Widdow, non rimane che attendere con trepidazione la loro nuova produzione musicale (a quanto pare prevista per i primi mesi del 2026), sicuri che si tratterà di materiale di alto livello, magari arricchito da quel pizzico di superiore intraprendenza espressiva in grado di infervorare anche il più esigente degli estimatori del settore.
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