Ridendo e scherzando, ormai sono più di dieci anni che la formazione svizzera tutta al femminile che risponde al nome di
Burning Witches sono in giro, giunte al sesto sigillo in carriera,
'Inquisition'. Certo, nul di eclatante ciò che queste cinque ragazze propongono, un metal classico molto improntato su riff energici, moderni e che, comecapita più spesso di quanto non creda negli ultimi tempi, sembra essere orientato più sulla pesantezza delle singole canzoni, che sulla qualità delle stesse, finendo non solo per perdere identità in queste ultime, ma anche sulla personalità del band, e sull'effettiva utilità degli album, che finiscono per sembrare mere e semplici scuse per continuare ad andare in tour, cosa che potrei anche accettare per band dall'esperienza 30ennale o più, ma per le
Burning Witches che hanno cominciato a costruire la loro carriera, diventa più difficile adattarsi a questa scelta.
Con etichette importanti alle spalle come la Nuclear Blast prima, e la
Napalm Records ora, il gruppo ha sicuramente ricevuto un battage pubblicitario non da poco, ma che, a parere di chi scrive, non si è mai concretamente reaizzato in una proposta musicale di egual livello. Come detto, i riferimenti ai pilastri del metal classico sono i più famosi, dai Judas Priest agli Accept, passando per i Primal Fear, ma prendendo anche qualcosa da band della scena heavy/power come Bloodbound, Firewind e ultimi Rage.
'Inquisition', in questo caso, non smuove di un centimetro ciò che si era sentito nelle ultime release. Prodotto bene, con una bella copertina, ma se poi si passa all'ascolto delle varie
'Shame' (dal ritornello abbastanza piatto per quanto voglia apparire cattivo), alla standardizzata
'Burn in Hell', o anche
'Soul Eater' la soluzione è sempre la stessa: gira e rigira, il piatto non cambia. Gli ingredienti sono quelli, ma non è impiattandoli in maniera diversa una volta a sinistra, una volta a destra... che il risultato sarà differente. Meglio con
'The Spell Of The Skull' che ha una bella apertura melodica, o anche
'Mirror, Mirror', nonostante il riff potrebbe essere lo stesso di decine e decine di altre canzoni presenti sui loro precedeni dischi.
Con questo non dico che chi suoni heavy metal debba sempre creare ogni volta l'album della vita o che scardini le fondamenta del genere, ma almeno un leggero filo di inventiva sarebbe gradito. E se al sesto album i problemi continuano ad essere gli stessi, allora comincerei a farmi due domande.
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