I
Ring Van Möbius hanno annunciato che
“Firebrand” sarà il loro ultimo disco. È davvero un peccato, perché con questa nuova uscita i norvegesi avevano davvero trovato la quadra di una formula nostalgica ma personale al tempo stesso.
La forma prescelta è quella tripartita di diversi celebri classici degli anni Settanta (penso a
“Close To The Edge” e a
“Relayer” degli Yes o a
“Pawn Hearts” dei Van der Graaf Generator), e il sound è prepotentemente dominato dalle superbe tastiere
“100% analog” di
Thor Erik Helgesen.
L’iniziale titletrack, a tratti canterburyiana, è frizzante ed epica alla maniera degli ELP e dei sopraccitati Van der Graaf Generator, con un’evoluzione più nervosa e muscolare che dimostra come
Dag Olav Husås e
Håvard Rasmussen non siano solo dei semplici comprimari al servizio di
Helgesen. Nella successiva
“The Fever” il piglio è quello più ruspante dei Quatermass, con rimandi agli Yes degli anni d’oro e sintetizzatori che rievocano il Rick Wakeman solista. Il gran finale è lasciato alla lunga
“False Dawn”,
tour de force vocale/strumentale che ha nell’altrettanto sinistra e titanica
“Karn Evil 9” il suo riferimento più evidente.
Grazie di tutto
Ring Van Möbius.
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