Sono già passati più di cinque anni dall’esordio degli
Aerostation, collettivo guidato dagli instancabili
Alex Carpani e
Gigi Cavalli Cocchi coadiuvati dal bassista
Jacopo Rossi.
Il nuovo
“Rethink” è accompagnato da tanta (e apprezzata) documentazione a corredo, che chiarisce il concept alla base dell’opera e che il tastierista sintetizza così:
“ripensare la propria vita, la propria parte nella vita, le proprie priorità, le persone di cui circondarsi, i sentimenti da mettere davanti a tutto il resto, le paure da lasciarsi alle spalle, le nuove paure da affrontare, l'amore da vivere come mai si è fatto prima, l'anima che ci guida e si fa guidare, la spiritualità che assume nuove forme e prende nuovi spazi dentro di noi”.
Musicalmente le coordinate rimangono quelle di un progressive muscolare e
spacey impreziosito da belle linee vocali (
“The Dive”/”A Distant Cry”), i cui toni alternativi non sono mai a discapito della melodia (
“Life Is Calling”).
“Meet Me At The End Of The World” mi suona come una moderna
“Elephant Talk” di crimsoniana memoria, mentre la meno concitata
“The Wait Is Over” sfocia nell’ottima
“Drive My Soul”, episodio che rievoca lo Steven Wilson di
“To The Bone”.
“Life Is Too Short” e
“Run As The Sun Goes Down” puntano sull’approccio moderno dei FROST*, mentre
“Fly Over Me” spicca per i sintetizzatori eterei alla maniera di Angelo Badalamenti, prima di
“Soulshine”, traccia che non avrebbe sfigurato in uno degli ultimi album dei Marillion.
Il finale è lasciato all’avvolgente e cinematografica
“Messiah”, degna conclusione di un lavoro ambizioso ma accessibile e riuscito.
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