“Salvation’s Answer” rappresenta la prima uscita ufficiale per i Revelation, risalente al 1991 per la Rise Above Records, il naturale seguito di una serie di demo iniziata nel 1987, un anno dopo la formazione della band stessa ad opera del cantante/chitarrista John Brenner e del batterista Steve Branagan. Dopo quattro pubblicazioni ufficiose, il trio, comprendente ora Bert Hall Jr. al basso, viene scritturato da Lee Dorrian per la pubblicazione del primo full lenght presso la propria casa discografica, grazie all’apparizione del brano “Dark Passage” sulla compilation Doom Metal che è valso l’attenzione da parte del singer dei Cathedral/Napalm Death, nonché proprietario dell’etichetta stessa.
Il debutto dei Revelation attira in breve tempo le attenzioni dei magazine del settore grazie ad un sound decisamente personale e multiforme, capace di interessare non solo i più appassionati ascoltatori di doom metal, grazie a un songwriting decisamente intenso e carico di molteplici influenze ed aspetti accattivanti. Una certa dose di genialità, estroversione e ovviamente un ottimo gusto musicale ha sempre contraddistinto, fin da questo esordio su larga scala, il sound dei Revelation, riffing doom di alta scuola caratterizzato in questa occasione dalla personalissima voce di Brenner e dal continuo cambio di atmosfere che pervade l’intero album. Al fianco della drammaticità cupa e soggettiva degli aspetti più marcatamente doom si piazzano le divagazioni strumentali di elevata originalità e personalità che non a caso sono valse più volte l’accostamento della band a nomi quali Voivod o Rush. Indubbiamente le influenze sperimentali di queste due grandissime band si fanno sentire nel sound dei Revelation, in particolare in “Salvation’s Answer” dove, a partire dall’iniziale “Lost Innocence”, appare ben chiaro lo stile decisamente riconoscibile di questa formazione. Ampie melodie e atmosfere distese create dalla voce di Brenner si alternano magistralmente alle divagazioni ritmiche più inaspettate, dove chitarra e basso si legano indissolubilmente per esplorare nuovi territori sonori, come nella strumentale e intrigante “Paradox”. D’altro lato si fanno sentire pesantemente le influenze di altre band prettamente doom, Trouble su tutte, in particolare negli episodi più cadenzati ed epici di una “Images Of Darkness”, la conclusiva “Waiting For… The End” o nella title track, dove alla ricerca sonora e ritmica di altri episodi si impone la drammaticità e l’ammaliante lentezza che in buona sostanza si impone come preponderante nell’intero lavoro.
Apprezzabili break acustici aumentano sapientemente la tensione di diversi episodi, in particolare i due appena citati, nei quali si fa sentire a gran voce il richiamo emozionale di questa musica e il suo lato più mentalmente coinvolgente. Ma i Revelation sanno con caparbietà alternare i diversi aspetti del proprio originale sound, anche all’interno di uno stesso brano, come ad esempio in “Long After Midnight”, dove troviamo raccolti in un'unica traccia tutti gli aspetti finora analizzati. Vicini per molti aspetti al sound dei conterranei Unorthodox, in special modo per quel che riguarda l’apprezzabile e prolifica ricerca sonora che li caratterizza, la band di “Salvation’s Answer” batte maggiormente la strada della melodia e delle atmosfere ampie con le quali gran parte delle presenti composizioni avvolgono l’ascoltatore.
Un debutto decisamente convincente che non mancherà di ripetersi nei successivi lavori targati Hellhound, anche quando, ritiratosi Brenner, le redini della band verranno degnamente prese da Dennis Cornelius nell’ottimo “Yet So Far” che continua ancora oggi a mantenere alto il nome dei Revelation in attesa di una prossima uscita ufficiale.