Ok … la scienza ha dimostrato che l’età è un fattore fondamentale nella percezione del tempo, ma basterà questa mesta considerazione per giustificare la sorpresa con cui ho appreso che i
Five Finger Death Punch sono già giunti al ventesimo anno di attività?
Forse no, ma accantonando per un attimo questo mio “inspiegabile” sconcerto, il disco con cui gli americani decidono di celebrare due decenni di musica mi consente di esprimere la mia opinione su un gruppo pluripremiato, gratificato da
millemila streaming (che “tristezza”, giudicare in questo modo la popolarità di una
band …), in grado di riempire le arene, ma anche diventato uno dei “bersagli” preferiti di chi li considera esponenti del cosiddetto
fake-metal (o
plastic-metal, o, se preferite i “classici”,
false-metal).
Ebbene, al di là di invidie, settarismi e snobismi vari, i
Five Finger Death Punch sono egregi musicisti e scaltri compositori, capaci di mescolare “ruffianeria” melodica e tensione emotiva, ottenendo un
sound adatto agli estimatori di Metallica, Disturbed, Staind, Tool e Nickelback, arrivando addirittura, in ceri frangenti, a titillare i sensi di quelli che amano i Rammstein.
Chiamiamolo
alternative o con l’enfatico appellativo
groove metal, poco importa, la realtà è che la
band di
Ivan Moody (ottimo cantante, tra l’altro …) ha la cultura e l’intelligenza necessarie per proporre un “prodotto” efficace, ovviamente “criticabile” sulla base dei gusti personali, ma difficilmente biasimabile per come gestisce i suoi “obiettivi” artistici e commerciali, con sagacia, coerenza e adeguatezza espressiva.
Ciò detto, “
20 Years of Five Finger Death Punch – Best of volume 1”, raccolta di
hit registrati
ex novo dai nostri allo scopo di riappropriarsi del proprio lavoro (a fronte della recente vendita del catalogo originale da parte della loro ex etichetta discografica), è un buon modo per avvicinarsi ad una prassi sonora dal sicuro impatto, melodica, energica e immediata, adatta a tempi frenetici (e un po’ superficiali …) come quelli che stiamo vivendo.
Tra i tanti brani celebri e celebrati qui presenti, mi piace segnalare la potente “
Under and over it”, la caliginosa “
Wash it all away” (una sorta d’interpolazione Metallica / Disturbed) e poi ancora le adescanti “
Battle born” e “
Wrong side of heaven”, senza dimenticare l’
anthem-one “
Jekyll and Hyde” e la
power ballad “gotica” “
Remember everything”.
Ai più “romantici” è poi dedicata “
I refuse”, in un adattamento realizzato con
Maria Brink degli In This Moment in veste di gradita ospite, mentre a fornire qualche indicazione sulle (ben note) qualità dei
5FDP su di un palco ci pensano le versioni
live di “
Trouble”, “
Welcome to the circus” e “
The bleeding”.
L’ultima notazione della disamina la riserviamo alla “passione” degli statunitensi per le
cover … sebbene “
Bad company” (Bad Company), “
House of the rising sun” (nota soprattutto per la versione degli Animals) e “
Gone away” (Offspring) siano rielaborate con una certa creatività, non posso dire di essere stato particolarmente “conquistato” da questi
remake.
“
20 Years of Five Finger Death Punch – Best of volume 1” offre una panoramica piuttosto valida dell’essenza artistica dei
Five Finger Death Punch, una
band che grazie al disco in questione potrebbe vedere accrescere la sua corposa
fanbase (chiamata a supportarli anche nei suoi affiliati più devoti, visto l’intento dell’operazione …), “gente” capace di apprezzare una formula musicale poco “innovativa” e magari anche discutibile sotto il profilo dei testi, e tuttavia coinvolgente e sufficientemente “moderna” da poter contribuire alla “continuazione della specie”.