Finalmente una ventata di “freschezza” nell’ambito del
vintage-rock.
Potremmo sintetizzare in questo modo i contenuti di “
Axioms” dei teutonici
Wucan, e senza che tale asserzione rischi di diventare un “paradosso”.
Sono, infatti, poche le formazioni musicali in grado di mescolare in maniera così avvincente, variegata eppure coerente, alcuni degli “assiomi” più rinomati del
rock, nello specifico declinati attraverso i prefissi stilistici
psych,
prog e
hard, a cui aggiungere alcune variazioni sonore direttamente riconducibili alla “galassia”
kraut.
Giunto al quarto
album, il quartetto di Dresda propone un suono che riesce ad essere “fuori dagli schemi” pur rispettandoli (a proposito di ossimori …), e lo fa grazie ad una notevole inventiva, verosimilmente edificata su una cultura musicale altrettanto considerevole, nonché priva di “preconcetti”.
Aggiungiamo le cospicue doti tecniche e interpretative di una coalizione che ha in
Francis Tobolsky (intensa e flessibile
vocalist e favolosa polistrumentista) il primo catalizzatore dell’attenzione, ed otteniamo un disco tra i migliori attualmente in circolazione, nel suo ambito di riferimento (e, forse, non solo …).
Il lavoro svolto sui singoli pezzi è pregevole, frutto di uno studio minuzioso sulle melodie e sulle architetture armoniche, sempre “a fuoco” e seducenti, nonostante l’ampia e per certi versi “imprevedibile” gamma di suggestioni espressive.
Descrivere nel dettaglio i contenuti di “
Axioms” diventa, così, un’impresa abbastanza “ardua” a cui non mi sottrarrò per “dovere” e “piacere”, augurandomi di riuscire a trasmettere al lettore il senso di confortevole e confortante “stupore” con cui ho vissuto l’ascolto dell’opera.
Cominciamo con “
Spectres of fear”, che potrebbe evocare una
jam-session tra Led Zeppelin, Curved Air e Jethro Tull, a patto però che s’immagini tale circostanza alimentata da una spiccata unità d’intenti e da una veemente carica ispirativa.
Con “
Irons in the fire” il clima diviene più
metallico, ma con un approccio che prevede anche intriganti devianze di natura
cosmic /
blues /
jazz-rock, mentre arrivati a “
Wicked, sick and twisted”,
mélange tra psichedelia,
pop,
funk,
disco-music e
soul, si percepisce ancora più chiaramente quanto ai
Wucan piacciano le contaminazioni, affrontate con innata disinvoltura e una sensibilità espressiva irrequieta e fantasiosa.
Le stesse, peraltro, che consentono alla
band di sfornare un’irresistibile “filastrocca” tra
space-rock e
new-wave denominata “
KTNSAX”, intrisa di quell’’immediatezza che accomuna Blondie e No Doubt.
L’anima “germanica” del gruppo emerge nitida in “
Holz auf holz”, imbevuta di scosse
hard-prog, cesellate dalle chitarre e dal flauto, e innervate dall’impeto del cantato in madrelingua.
Un
groove incalzante e vagamente Sabbath-
iano sostiene l’incedere di “
Pipe dream”, un'altra dimostrazione di propizia “immaginazione” applicata alla tradizione (a tratti, mi hanno ricordato anche qualcosa dei The Strokes) e se la
title-track dell’albo esplora il lato maggiormente vaporoso e sognante dei tedeschi, la delizia elettro-acustica “
Fountain of youth” conferma la laringe di
Francis Tobolsky come uno degli “strumenti” più entusiasmanti della “scena” e inserisce i
Wucan tra i pochi gruppi su cui puntare senza indugi per la prospera sopravvivenza della “specie”.
Eh già, perché si può mantenere una solida connessione con la variopinta storia del
Rock n’ Roll e non rinunciare alla propria personalità, intrecciando purezza e fervore … non è facile, ma “
Axioms” dimostra che l’impresa è possibile e artisticamente molto produttiva.