Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2025
Durata:50 min.
Etichetta:Victor

Tracklist

  1. OF DEATH
  2. VENATOR
  3. MONUMENTS
  4. TENEBRAE LATEBRA
  5. SUMMONING THE DARK
  6. BEYOND THE HORIZON
  7. THE RIVERS OF AVERNUS
  8. IN SLEEP THERE IS PEACE
  9. AN ARIA OF THE DAMNED
  10. ALL LIFE IS EVIL
  11. MAKSO MITä MAKSO (ISAC ELLIOT COVER)

Line up

  • Ville Viljanan: vocals
  • Jori Haukio: guitars, programming
  • Jarkko Kokko: guitars
  • Teemu Heinola: bass
  • Marko Tommila: drums

Voto medio utenti

Contro ogni (mio) pronostico.
Contro ogni (mia) più rosea previsione.
Contro ogni (mia) aspettativa.
Dopo essere incappati in due intoppi non da poco: l'abbandono di Andy Gillion ed il poco felice (eufemismo) lavoro del 2022 "Liberate The Unborn Inhumanity", i Mors Principium Est con "Darkness Invisible" (nono full della carriera e primo con la label nipponica Victor) assestano un sonoro ceffone dritto in faccia a chi (primo tra tutti il sottoscritto) ne aveva celebrato le esequie in frettoloso anticipo.
E la cosa bella è che per fare un album di livello così superiore al precedente Ville e soci non hanno dovuto inventarsi niente; hanno guardato indietro ai loro (ottimi) lavori passati ("Inhumanity" o "The Unborn") e ne hanno recuperato lo spirito e le dinamiche.

Così "Darkness Invisible" si è rivelato il perfetto esempio di come andrebbe suonato il death melodico: due chitarre che cesellano riffs assassini impreziosendoli con trovate melodiche di classe, una sezione ritmica che tira come un rimorchiatore e linee vocali intinte nel cianuro.
Ognuna delle 10 tracce - 8 a dire le verità, escludendo i brevi passaggi cinematografici di "Tenebra Latebra" e "An Aria of the Damned" - è potenzialmente un singolo trainante, un brano da desiderare in sede live.
L'opener "Of Death" nel breve volgere di 5 minuti cancella tutti i dubbi generati dal precedente album, restituendoci (e restituendomi) i MPE al massimo del loro splendore: chitarre ispirate al servizio della canzone e mai fini a sè stesse, drumming furente ed un Ville Viljanen mai così velenoso e cattivo.
"Venator" prosegue nel medesimo solco, impreziosito da synth in sottofondo che danno al brano quel leggerissimo tocco sinfonico da sempre trademark del gruppo di Pori; e poi "Monuments", solo apparentemente più calma, baciata da un lavoro sopraffino delle asce di Haukio e Kokko e da un songwriting eccelso.

Tutto questo ci conduce in un soffio al cuore pulsante e nero di "Darkness Invisible", la doppietta "Summoning the Dark"/"Beyond the Horizon", i due pezzi migliori dell'album e due tra i più belli mai scritti dalla band: nessuna concessione a facili ritornelli o melodie banali ma furia, disperazione, oscurità profuse a piene mani.
"The Rivers of Avernus" è l'unico anello debole di una catena pressochè perfetta, un brano piuttosto debole (rispetto ai precedenti) e con un ritornello dall'incedere troppo solare e festaiolo rispetto al mood di tutto il disco.
"In Sleep There is Peace" e "All Life is Evil" in chiusura tornano a fare la voce grossa e, anche se con spruzzate sinfoniche più generose, regalano alcuni degli assoli migliori dell'intero album.
Mentre l'anno volge al termine i MPE battono un colpo talmente forte da non poter passare inosservato e realizzano il miglior disco del genere di tutto il 2025: un esito sorprendente proprio perchè davvero inaspettato.

"Devo riconoscertelo bellezza, è odio allo stato puro quello che ti tiene in pista"
cit.


Recensione a cura di Alessandro Zaina

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