Attendevo questo secondo album degli inglesi
Memories of Old con molta ansia e curiosità, dovuta a diversi fattori. Andiamo per ordine:
1) il loro debutto del 2020 (ce ne avete messo di tempo! ma bravi, le cose non vanno fatte con fretta) intitolato "
The Zeramin Game" era splendido e nonostante monicker e titolo non proprio da scuola di marketing presentava un power metal cinematografico e sinfonico davvero convincente, impreziosito ulteriormente dalla presenza dietro al microfono di
Tommy Johansson dei
Majestica che, manco a dirlo, era strepitoso come sempre ma...
2) ...ma si sapeva che la sua presenza fosse del tutto estemporanea e limitata unicamente a quel disco, tanto che la band avrebbe dovuto trovarsi un nuovo frontman. E sostituire uno come Johansson è un compito improbo per chiunque. Quando la scelta è ricaduta su
Noah Simmons sono trasecolato. Un cantante attivo perlopiù unicamente su Youtube, alle prove nella sua cameretta, indossando la maglietta dei Twilight Force, con brani non solo assai difficili ma anche piuttosto sconosciuti e di nicchia, da veri amanti del genere. La sua prestazione in "
Doryan the Enlightened" dei
Fairyland (cantata da
Elisa Martìn dei
Dark Moor) mi impressionò non poco,
capace di volare altissimo, senza incertezze e con grande potenza e, soprattutto, proprio con una bella timbrica, super adatta a cantare brani power metal così gloriosi ed orchestrali. Non vedevo l'ora di ascoltarlo alla sua prima prova di spessore, su un disco vero, con una band vera.
Una band vera che a parte il mastermind
Billy Jeffs, chitarrista/batterista adepto di Mike Portnoy che fa un po' tutto ed il suo fido tastierista
Anthony Thompson, innamorato di Nightwish e compagnia cantante, è cambiata completamente dal debutto di cinque anni fa.
Ma questo non ha cambiato più di tanto il risultato finale, ne' tantomeno la direzione intrapresa; con "
Never Stop Believing" siamo sempre di fronte ad un power metal sinfonico ed orchestrato, dove per fortuna non si perde mai di vista la forma canzone, dove la musica è posta al centro del progetto, con brani peraltro belli lunghi ed articolati, di durata media raramente inferiore ai sei minuti. Brani mediamente cadenzati, raramente sparati all'assalto, con tantissimi cori, tappeti di tastiere ma mai eccessivamente zuccherosi, anzi con uno squisito gusto per la melodia. Più precisamente, le parti strumentali - inclusi gli assoli ad opera di
Wayne Dorman appena fuoriscito dai thrashers
Onslaught, sono tra i pezzi forti di questo disco, sempre entusiasmanti ed ottimamente confezionati.
Come le parti strumentali? e la voce? Noah Simmons non è stato all'altezza?
Assolutamente no, anzi trovo il ragazzo davvero dotato ed adattissimo a cantare questo tipo di power metal.
Ho trovato talvolta bislacca la scelta di farlo cantare più volte su registri troppo bassi, come all'inizio di "
Guardians of the Kingdom" (già pubblicata in passato col cantante originale
Jamie Jordan, allo stesso modo del brano "
Fly Away Together"), invece di sfruttare il suo fenomenale registro medio/alto ma poco male, più che altro qualche linea vocale non funziona a perfezione come nella autocelebrativa "
Memories of Old", che presenta un chorus non all'altezza del brano e del disco in generale, disco che invero nel giro di una settimanella di ascolti ha iniziato a carburare, facendomi rendere conto che mentre lavavo i piatti o andavo in giro in bicicletta mi ritrovato a cantare pezzi di brano del suddetto.
Senza parlare di un brano commovente ed emozionale come "
Life Begins Again", una sorta di power ballad a mo' di musical in cui l'emotività prende il sopravvento e la band davvero offre una performance straordinaria.
A dirvela tutta questo è un disco che abbisogna davvero di più ascolti, sulle prime sono rimasto soddisfatto ma con qualche riserva, mentre nel giro di qualche giorno ad ogni ascolto notavo incredibili trame chitarristiche, arrangiamenti brillanti e "gloriosi", è il classico album in cui la trama iniziale della opener "The Turn of a Page" risuona quasi in ogni brano, facendone uno splendido concept, un viaggio, un racconto che perlappunto sfogliamo sin dalla prima pagina con attenzione ed una voglia di farsi portare via.
Vogliamo mettere dei puntini sulle i per non far passare il tutto come capolavoro epocale? Ok, c'è qualche citazione di troppo come l'inizio di "
End of the Tunnel" che sembra "
Hunting High and Low" degli Strato o delle partiture che davvero sembrano strappate da "
A Christmas Carol" (se vi piace quel disco per questo impazzirete) dei già citati Majestica ma a fronte della qualità proposta ci paiono delle inezie: dimenticate doppia cassa ad elicottero ed altri facili clicheès del genere, anzi il power metal dei nostri rimane comunque nettamente adulto, le parti chitarristiche sono fondamentali e ben presenti, stupendi assoli di scuola neoclassica anni '80 ed influenze Aor/class metal (qualcosa di
Royal Hunt anche?), il tutto infarcito da orchestrazioni di scuola Fairyland e, appunto,
ReinXeed/Majestica (ormai sono un'influenza anche loro!): così come per il debutto siamo di fronte ad una ventata di aria fresca nel deserto della scena power metal attuale, dominata dal plastic/cosplay metal, tanto ricco nell'aspetto quanto povero nell'essenza.
Di sicuro nella mia personalissima top 10 di fine anno, proprio insieme a "
Powertrain" dei Majestica, al quale si affianca per bellezza: questo è un album che girerà tantissimo nel mio stereo, raccontandomi ogni volta una storia in cui non smetterò mai di credere, ogni volta con un'emozione diversa.