Con
“Sheer Lunacy” i finlandesi
Gravetaker firmano il loro primo album, inizialmente pubblicato in digitale e CD da
Urealis-Tuotanto e ora, fine 2025, in uscita tramite
Iron Bonehead.
Si tratta di un lavoro che si muove tra Black e Death metal, con un suono volutamente scarnificato e retrò, che richiama tanto
"Soulside Journey" (1991) dei
Darkthrone quanto l’approccio caotico e febbrile dei tedeschi
Katharsis. Registrato nel corso di sette anni, il disco mette in mostra una matrice stilistica essenziale, grezza e diretta, priva di ogni patina moderna: scelta che, in questo contesto, funziona e conferisce autenticità, restituendo quella crudezza che un certo tipo di musica richiede per mantenere intatta la propria forza originaria. Le cinque tracce, per un totale di quasi trentasei minuti, scorrono con naturalezza, alternando sezioni più rapide e furiose a rallentamenti pesanti che ricordano la scuola americana di gruppi come
Obituary, e non mancano leggeri momenti melodici nel riffing capaci di spezzare la monotonia conferendo respiro al flusso sonoro. Tuttavia, pur con queste qualità,
“Sheer Lunacy” soffre di un certo disordine compositivo: i brani tendono talvolta a perdersi, a smarrire il filo del discorso, e il songwriting, pur ricco di buone idee, non riesce sempre a valorizzarle né a farle emergere come elementi realmente memorabili. Ne risulta un ascolto che, se da un lato scorre bene e trasmette attitudine e passione sincera, dall’altro lascia la sensazione di qualcosa di incompiuto, di un potenziale ancora in via di maturazione.
“Sheer Lunacy” rimane dunque un esordio gradevole, con radici solide e uno spirito autentico, ma che necessita di una maggiore coesione e di guizzi avvincenti in grado di trasformare l’istinto in un linguaggio realmente incisivo: le fondamenta ci sono, ora serve il passo successivo.
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