I
Firmament aprono il loro secondo album, sempre in collaborazione con la
Dying Victims Productions, con la breve traccia strumentale "
Solarion's Wake" (e per una volta non si tratta del solito banale intro) dove sono le chitarre di
Philipp Meyer e
Tom Michalik a mettersi in evidenza (e aprendo sin da ora un debito con la ditta Murray & Smith), poi quando è il momento di "
Pulsar" oltre ai due chitarristi, a dettare la scena si ergono il bassista
Stefan Deutsch e soprattutto il nuovo cantante,
Marco Herrmann.
Siamo solo agli inizi ma pare già evidente come, rispetto al precedente "We Don't Rise We Just Fall", più lineare e maggiormente legato all'Hard Rock settantiano, la formazione tedesca abbia optato per una proposta più heavy, spesso con un taglio spiccatamente maideniano che è evidente su brani come la già citata "
Pulsar" o la seguente "
A Legend of the Fall", che mi ha ricordato un po' i nostri Mesmerize, e credo che l'ingresso in formazione del talentuoso
Herrmann al posto del precedente frontman, Maik Huber, abbia contributo… e non poco. "
Swear by the Moon" sorprende poi per quel flavour epico (quasi a riecheggiare i Warlord) che si sposa perfettamente ad una struttura più articolata e cangiante, lungo le quali si esalta non solo
Herrmann ma anche la coppia
Meyer & Michalik. Siamo a metà del viaggio e finora non c'è traccia di episodi banali e dozzinali, e tantomeno di passaggi pretenziosi o pretestuosi. E il meglio deve ancora venire, infatti, "
An Anthem for the Spotless Mind" non solo è un clamoroso omaggio alla N.W.O.B.H.M., ma lascia trasparire qualche rimando a Wishbone Ash e ai Blue Öyster Cult, per questi ultimi specialmente a livello corale, e se "
Brother of Sleep", la brillante "
Starbeast" e la conclusiva "
The Empress and the Foundling" che pur lasciando intravedere un gradevole appeal melodico sono comunque incalzate, al solito, dalle twin guitars, spaziando da Thin Lizzy e Tokyo Blade sino agli ultimi Iron Maiden, con "
Into the Realm of Distant Wonders", dove mi pare di cogliere qualcosa dei Trespass, tornano a dare vita ad un brano meno immediato, dai toni drammatici ed eroici, arricchito da spunti quasi Progressive.
Se finora pensavo che Chris Black con i suoi High Spirits fosse il miglior interprete della lezione impartita dalla N.W.O.B.H.M. e dal British Rock, con "
For Centuries Alive" i
Firmament mi stanno facendo ricredere.
Un gran balzo in avanti rispetto all'esordio... nello spazio più profondo ma anche nei miei ascolti e se continueranno a progredire li aspetteranno grandi soddisfazioni.
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