Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:41 min.
Etichetta:Season of Mist Underground Activists

Tracklist

  1. INFANTICIDE
  2. INVESTIGATION
  3. TORTURE & CONFESSION
  4. THE POTION
  5. NEST OF THE WITCHES
  6. VERDICTS

Line up

  • K.: Bass (2017-present)
  • V.: Drums (2017-present)
  • R.: Guitars, Vocals (2017-present)

Voto medio utenti

Con "The Devil’s Vertep", i Windswept tornano con un disco che intreccia rigore storico e ferocia espressiva. L’album prende ispirazione dal Libro Nero del Castello di Kremenets (1747–1777), cronaca dei processi alle streghe avvenuti in Ucraina occidentale nel 1753–1754. In sei brani, la band trasforma quelle testimonianze – accuse, confessioni, supplizi – in un racconto concettuale di cupa intensità, dove il Black metal diviene linguaggio di memoria e condanna.

Fondato nel 2016 da Roman Sayenko (già mente dei Drudkh) insieme a due collaboratori fidati, Windswept nacque come progetto di pura istintività: niente sovrastrutture, niente perfezionismo, solo improvvisazione e spontaneità. I dischi precedenti, da "The Great Cold Steppe" (2017) all’EP "Visionaire" (2018) fino a "The Onlooker" (2019), ma anche l'ultimo EP di cui vi ho riferito anno scorso ("Der eine, wahre König"), avevano evidenziato questo approccio diretto e gelido: una forma di arte nera ridotta all’essenziale, priva di compromessi.

Con "The Devil’s Vertep", Sayenko muta la prospettiva: dalla desolazione glaciale dei paesaggi naturali transita alla memoria storica e mitica. Ogni traccia corrisponde a un episodio dei processi – dal ritrovamento di un neonato ucciso in “Infanticide”, alle torture e confessioni, fino ai verdetti finali – componendo un affresco tragico sul fanatismo e la superstizione.

L’idea, tuttavia, affonda le radici nel passato remoto dell’autore: nel 1996 egli aveva iniziato un progetto mai concluso, KOZLONOGYI (“Il caprino”), centrato proprio su temi di demonologia e folklore slavo. Quei frammenti, riesumati dopo quasi trent’anni, hanno conferito linfa al nuovo disco, che porta con sé, sì un sentore novantiano e una devozione per le origini più autentiche della Fiamma Nera, ma anche squarci di aperture verso nuovi orizzonti.

Registrato e prodotto interamente in patria, con copertina firmata Obsidian Bone, "The Devil’s Vertep" unisce immediatezza e coesione concettuale. Attraverso il suono crudo e rituale dei Windswept, le voci delle streghe di Kremenets tornano a farsi udire: non come eco del passato, bensì come simbolo perenne della violenza e della memoria. Tutto questo avviene, come ogni altro cammino verso l'assolutizzazione, tramite un progressivo riassorbimento da parte di Sayenko della molteplicità — quest'ultima rappresentazione metaforica delle sue numerose, e incontenibili, sfumature artistiche riversate nei suoi vari progetti.
Nello specifico, è il substrato folcloristico del suo main project Drudkh che emerge, pur senza perdersi nelle sue ampie suite atmosferiche, o in quella rocciosità cadenzata che tendenzialmente lo contraddistingue. Al contrario preservando il gelo sferzante di matrice old school del guitarwork, e delle varie cromature tipiche dei Windswept, di cui non ultima lo scream abrasivo che, tuttavia, qui si tinge di nuove cromie più "passionali" ed evocative: talvolta epiche (in generale ravvisiamo molta scuola svedese), talaltra Depressive, seguendo bene il passo di alcuni riff più aperti, e di tanto in tanto massicci e tendenti al Groove/Sludge (si prenda questa mia affermazione con la dovuta cautela), di cui "Nest of the Witches" ne è l'emblema. Da segnalare anche una produzione leggermente più orientata verso il panorama attuale rispetto alle precedenti uscite, oltre a un insieme di armonie, sottili e penetranti, la cui magia si dischiuderà esclusivamente a quei pochi eletti, dotati di un senso ulteriore rispetto all'uomo comune.

Non credo che ci troviamo al cospetto della linea di vetta definitiva del progetto Windswept, ma, allo stato attuale, è il punto più alto che abbia mai raggiunto e, soprattutto, il più identitario. Personalmente interpreto questa terza opera lunga come una corrente di passaggio… Vedremo.

"The Devil’s Vertep" brilla di quella luce emanante il chiarore diafano che rende invisibili, ma non meno letali, i numeri uno: a voi l'onore, e l'onere, di accoglierne la potenza.

Recensione a cura di James Curzi

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.