I bielorussi
Blackness, attivi dal 1999 e da sempre legati a un immaginario occulto ed ermetico, si presentano con quello che è il loro unico lavoro lungo:
“Crossing the Abyss”, pubblicato per la prima volta nel 2024 e ora riproposto in formato cassetta nel 2025 dalla
Darker Than Black Records. Un disco che tenta di fondere dottrine sapienziali, filosofiche, misteriche e religiose della tradizione occidentale, con la ferocia più radicale della fiamma nera.
Il risultato è un’opera che oscilla tra tonalità crude e cupe, figlie dirette della Norvegia dei primi anni Novanta – vengono subito in mente
Darkthrone,
Burzum,
Satyricon e certe asperità alla
Gorgoroth – e un impianto esoterico, quasi rituale, che però non scivola mai nel puro ritual ambient. A emergere è piuttosto un’atmosfera “alchemica”, un’aura magico-demonologica che attraversa l’intero disco.
Questo carattere prende forma nel tappeto di synth, debitore tanto del primo
Conte quanto delle intuizioni di
Mortiis, e in un lavoro di chitarra sorprendentemente arioso e a tratti melodico, pur restando nel territorio del Black più intransigente. Alcune aperture richiamano persino i tedeschi
Dauþuz, soprattutto quando il riffing affonda a tratti nel metal più classico, opportunamente trasfigurato. Su tutto domina un filo epico che si sposa perfettamente con l’immaginario ermetico e con l’idea stessa dell’
“attraversamento dell’abisso”.
Lo scream è particolarmente espressivo: tagliente, colmo di pathos, con coloriture depressive che talvolta evocano
Shining e
Silencer. Ne nasce un'opera capace di tenere insieme iconoclastia, melodie, lirismo, epicità e una sorprendente tradizionalità heavy del riffing. Nonostante l’impostazione monocromatica, gli strumenti rimangono sempre distinguibili; piccole sinfonie celate nel mix aggiungono mistero e fascino senza intaccare la durezza che il genere richiede.
In ultima istanza,
“Crossing the Abyss” è uno dei lavori più notevoli dell’anno: unisce immediatezza e profondità, è ricco di hooks e di guizzi ispirati, instaurando fin da subito un feeling primitivo con l’ascoltatore, disvelandosi come una delle interpretazioni più sincere e ispirate dell’odierno Black metal esoterico.
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