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Info

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Anno di uscita:1986
Durata:non disponibile
Etichetta:Combat

Tracklist

  1. SIT THERE
  2. TRAPPED
  3. INTERLUDE
  4. SUPER TUESDAY
  5. SHITS CREEK
  6. RETURN TO THE WOMB
  7. LONGEST WAR
  8. SHOT DOWN
  9. PRELUDE
  10. LIFE OF DREAMS
  11. BRAINWASHED
  12. FACES OF DEATH
  13. HUBRUN
  14. BULLSHIT SOCIETY
  15. LIVE TO WORK
  16. MR. HYDE

Line up

  • Dave Wynn: guitar
  • Gary Meskill: bass
  • Dan Richardson: drums
  • Chris Notaro: vocals
  • Chuck Lenihan: guitar

Voto medio utenti

Non possono che arrivare da New York i Crumbsuckers, tra le band migliori e più rappresentative del filone crossover, assieme a D.R.I., Cyptic Slaughter etc... Per chi si fosse disinteressato alla grande della mia guida storica sul thrash (maledetti, andate a leggervela!! ndTxt), voglio ribadire che il crossover era, e per i più nostalgici headbanger come me resta tuttora, quella commistione tra l'hardcore ed il thrash metal più veloce ed essenziale; niente a che vedere, quindi, con generi moderni esplosi commercialmente nei '90 (da RATM in avanti). Ci tengo anche a precisare, per i meno esperti nel settore, che l'hardcore non ha poi molto a che vedere con il punk, dal quale certo discende musicalmente, ma si differenzia nel messaggio, contrapponendo una filosofia positiva all'autodistruzione del punk '77, ed esempio ne è la subcultura dello "Straight Edge" di I. MacKaye dei Minor Threat (che invita al rifiuto di droga e alcool per trasformare la rabbia in energia positiva). Musicalmente nell'harcore troviamo velocità ben più ossessive ed esasperate, ritmiche più dure, un muro sonoro più possente, ed una voce urlata come mai prima d'ora. Ecco, immaginate tutto questo rivisitato in chiave metal, con un riffing thrash su accordi essenziali e minimalisti, e avete quello che fu il crossover.
I Crumbsuckers sono tra i più illustri rappresentanti di questo filone, che in Europa ebbe certo meno fortuna rispetto agli States; nacquero nel 1983 per mano di Dave Wynn (chitarra), Gary Meskill (basso), Dan Richardson (batteria) ed il cantante Dave Brady, poi sostituito da Chris Notaro. In questo "Life of Dreams", che rappresenta il debutto discografico della band newyorkese, le chitarre sono due, dato che poco prima delle registrazioni entrò in pianta stabile anche Chuck Lenihan. "Life of Dreams" è un disco fortemente legato alla vita suburbana proletaria americana, e songs quali "Bullshit Society" o "Trapped" ne sono un esempio; accanto a testi dichiaratamente politici ("Super Tuesday") e a cupe, ma fedeli, rappresentazioni delle frustrazioni quotidiane ("Live to Work"), i Crumbsuckers non perdono di vista la vena oltraggiosa e sarcastica, come in "Hubrun".
Musicalmente i cinque sanno suonare, a dispetto di molte delle hardcore band newyorkesi della metà '80, basti sentire "Prelude" o la prima parte di "Longest War"; certo, niente di particolarmente tecnico, ma i cinque sapevano indubbiamente come maneggiare i propri strumenti, e ad avvantaggiarsene è il sound complessivo del disco, che brilla per pulizia e potenza, per non parlare dei suoni dannatamente potenti di ogni singolo strumento, tanto che tutto "Life of Dreams" suona quasi anacrostico nella produzione.
La voce di Chris Notaro ha poco a che vedere con altre band crossover quali i D.R.I., ed è ben più vicina allo stile impetuoso e aggressivo di un Billy Milano (S.O.D.). Da "Sit There" a "Mr.Hyde" i cinque confezionano uno disco perfetto, tanto che da molti è tuttora ritenuto la miglior espressione musicale di sempre del crossover; il punto di forza del full-length è la varietà delle composizioni, pur mantenendo scelte stilitische ben definite, in grado di alternare sfuriate a ritmiche cadenzate e a solismi di classe ("Shits Creek"), senza perdersi, come molti tra cui i Cryptic Slaughter, dietro a velocità esasperate fini a sè stesse.
Intenso, heavy e fast, questo "Life of Dreams" vanta canzoni memorabili, che si stampano presto in testa, basate su riff tutt'altro che banali, e su una sensibilità non indifferente. Indubbiamente un disco da avere, che rappresenta un intero movimento ed un pezzo della storia del thrash americano, specialmente della costa Est; per quanto mi riguarda resta un must di tutti i tempi nel genere, sopra ancora a lavori storici quali "Dealing with It" o "Crossover" dei Dirty Rotten Imbecilles.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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