Tornano a farsi sentire gli
Iron Spell dopo un silenzio di quasi dieci anni (salvo per un paio di compilation interlocutorie) dando così seguito al loro debut album, "Electric Conjuring" (2016), e lo fanno senza schiodarsi dal classico Heavy Metal che ne aveva caratterizzato gli esordi, alternando quei brani veloci che mi hanno riportato all'approccio revivalistico dei White Wizzard e dove a mio parere si esprimono al meglio ("
Sorceress", "
Devil King" o la maideniana "
Black, Hot & Heavy"), ad altri maggiormente strutturati, come "
Curse of the Ushers" o "
Release from Darkness" (quest'ultima con qualche rimando ai Marcyful Fate). E non si fanno mancare nemmeno episodi più melodici e dal gradevole retrogusto hardeggiante ed anthemico, come in occasione di "
Whispers of Sorrow" e "
Deep in the Night", frangenti dove
Merciless K.co tende ad andare maggiormente in affanno. Ma il meglio lo tengono per la fine, infatti, dopo il breve interludio "
From the Grave" ci sorprendono con "
Children of the Night", epica e teatrale, che va a scomodare i Rainbow e i Black Sabbath nel loro periodo con Ronnie James Dio, ma anche i Blind Guardian oltre agli innocenti fanciulli che danno una mano nei cori.
Svariate ispirazioni, seppur con risultati altalenanti, ed i cileni non rinunciano nemmeno a far sfoggio di una bella copertina, che richiama i film horror d'annata, tema ricorrente nelle liriche dell'album, realizzata come tutte le precedenti dal loro connazionale
Claudio Bergamín (che tra i suoi tanti artwork annovera quello di "Firepower" dei Judas Priest).
Nonostante la lunga pausa, la line-up è rimasta praticamente quella del primo album, registrando l'unico cambio in formazione nel ruolo del bassista, con il nuovo entrato
Ivlock che si affianca alla affiatata ed affilata (come testimonia l'articolato strumentale "
While Witches Dance") coppia di chitarristi composta da
Fire Jack e
Raven, al cantante
Merciless K.co (non sempre impeccabile) e a colui che è l'ideatore degli
Iron Spell: il batterista
FC Steelhammer.
Peccato che il tutto venga penalizzato da una resa sonora ovattata e distante... un po' come se gli
Iron Spell suonassero in una cripta se non addirittura sottoterra, da uno di quei tetri cimiteri che fanno capolino nelle loro canzoni.
Ma tutto sommato se la cavano e sembrano pronti a risuscitare... basta che non ci impieghino altri nove anni.
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