Certo utilizzare il termine Doom per riferirsi ad un disco datato 1970, e così lontano dal sound più caratteristico di questo genere, potrà sembrare eccessivo per alcuni, mentre personalmente ritengo Sacrifice essere uno di quei dischi che più fortemente hanno influenzato la nascita e l’evolversi della successiva scena musicale chiamata con tal nome. Più propriamente parlando, il primo album degli inglesi Black Widow, potrebbe essere etichettato come “horror rock” (non a caso “Come To The Sabbath” è stata ripresa proprio dai Death SS), essendo caratterizzato da una vena teatrale ed enfatica, nonché una forte accentuazione di tematiche oscure, davvero cosa rara per i tempi in questione.
L’ispirazione musicale cerca nella maniera più evocativa possibile di seguire l’aspetto tematico caratterizzante i testi dei Black Widow e i risultati magistrali vengono raggiunti in particolare in tracce quali “In Ancient Days”, “Way To Power” e la rituale già citata “Come To The Sabbath”, indubbiamente il brano più significativo e spettacolare (nel senso proprio del termine) dell’intero album. Senza ricorrere alle trovate più assurde e spesso ridicole di numerose band a seguire, nella musica dei Black Widow si trova soltanto tanta ispirazione, tanta passione e una innata capacità a dare vita e forma a sentimenti ed emozioni fino ad allora estranei alla scena musicale contemporanea. Il ruolo giocato da tastiere, fiati e in particolare l’ottima voce di Trevor, è fondamentale per la resa di insieme di tutto l’album che dalla sua metà in poi tende ad aprirsi a divagazioni più marcatamente seventies, come nella sognante “Seduction” e la conclusiva “Sacrifice”, in gran parte dedicata all’improvvisazione e ai giochi di hammond.
Per quanto quindi ancora primitivo e non personalmente caratterizzato, il sound dei Black Widow di Sacrifice diventerà un vero e proprio punto di riferimento per gli estimatori di certe oscure correnti musicali che in questi anni affondano le proprie radici.
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