Dopo l'ottimo ritorno alle sonorità del passato con l'ultimo "The Grave Digger", ecco l'ennesima uscita della band capitanata dall'inossidabile Chris Boltendahl, attiva ormai da più di un ventennio. Si tratta niente meno che del primo live ufficiale, registrato la scorsa estate durante l'esibizione al Wacken Open air Festival. L'attesa per questo "Tunes of Wacken" era tanta, visto che i Grave Digger sono essenzialmente una live band e che i brani della loro discografia rendono cento volte meglio eseguiti dal vivo che non in studio. Le aspettative, da un certo punto di vista, non sono andate deluse: la band dimostra infatti di saper riproporre fedelmente e con un tiro micidiale i rocciosi brani che da sempre caratterizzano gli album. Che alla chitarra ci sia Manni Schmidt, lo si sente sin dalle prime note; infatti, per quanto apprezzi lo stile grintoso e focoso dell'ex ascia Uwe Lulis, bisogna ammettere che non c'è paragone, né sul piano tecnico né sul piano espressivo. Lascia invece l'amaro in bocca la scelta dei pezzi che compongono questo "Tunes of Wacken"; mancano infatti le attese "Headbanging Man" e "Witch Hunter", e tutto il periodo precedente ai '90 è affidato alla sola "Heavy Metal Breakdown". I brani attingono per lo più dagli ultimi tre album, ovvero quelli che rappresentano il momento qualitativamente più basso della discografia dei Grave Digger, con l'eccezione delle sole "The Reaper", dall'omonimo album di reunion, e "Circle of Witches", estratta da "Heart of Darkness". La voce di Chris Boltendahl si trova nettamente più a suo agio sui brani recenti che non sugli scream delle composizioni più stantie, ma risentire brani come "The Reaper" o la già citata "Heavy Metal Breakdown" non può che essere un piacere, nonostante i limiti vocali imposti dal passare degli anni. Il pubblico di Wacken risponde alla grande per tutta l'ora abbondante dell'esibizione, e l'atmosfera si scalda sempre più con lo scorrere delle tracce, trascinando l'ascoltatore in un viaggio con la mente capace di riportarlo sotto quel mostruoso palco perso nelle lande tedesche, sotto quel torrido sole estivo. Qua e là Stephan Arnold si lascia andare a qualche variazione improvvisata, mostrando la propria ottima preparazione tecnica e la propria incredibile resistenza fisica, come potrete ascoltare in "Morgane Le Fay". Tra i brani da segnalare, ci sono indubbiamente le convincenti "The Roundtable" e "The Dark of the Sun", trascinate dal riffing massiccio della burbera chitarra di Manni e dal basso inarrestabile di un Jens Becker essenziale, ma preciso e potente.
Questo "Tunes of Wacken" piace, non si può negare; è diretto, coinvolgente, trascinante; l'unica pecca è che la band ha privilegiato le canzoni della trilogia storica, tralasciando invece momenti importanti della propria carriera. Ciò nonostante questo album live celebra egregiamente la carriera di una delle band più importanti della scena, capace di sopravvivere a tutte le mode di questo ventennio e riproporsi, dopo ben nove album con lo stesso sano, puro e grezzo Heavy Metal.
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