Non so davvero dove cominciare con un disco del genere, trovandomi al "cospetto" di un qualcosa che va davvero oltre quello che è il gusto musicale soggettivo: queste 8 tracce sono ridicole di per se, per come sono suonate e per quello che esprimono. L'intento di Mauro Spadoni è quello di creare un death metal cantato in italiano, cercando di includere diverse influenze elettroniche, più in generale moderne, ottenendo un risultato originale; avrete intuito dall'inizio che il risultato non viene minimamente sfiorato per tanti motivi. Parto con un giudizio del tutto personale: il death metal e la lingua italiana non vanno d'accordo, sarebbe come far leggere ad un tedesco ubriaco una soave poesia di Petrarca, insomma qualcosa di forzato e inutile; ma questo è solo un parere personale. Quello che c'è di oggettivo è che quei grugniti comprensibili solo a tratti scandiscono frasi banali come da tempo non ne sentivo, slogan antireligiosi senza capo nè coda, una serie di cliches di cui davvero non si avverte la necessità, per di più espressi in questo sbiascicato italiano sotto forma di rutto. La musica è molto modesta, la chitarra produce un suono molto massiccio, ma non riesce a ricamare mai trame minimamente interessanti, che potrebbero annoiare anche il più sfegatato grind core fan. In conclusione, mi spiace davvero per Mauro Spadoni perchè non sono quasi mai così convinto nel giudicare negativamente, posso solamente dire che di proposte del genere non se ne sente davvero il bisogno e non vedo come un ascoltatore possa trarre giovamento dall'ascolto di questo disco.
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maurospado@libero.it
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