Io credo fermamente nel concetto di élite aristocratiche superiori fin dalla nascita, la natura non è egualitaria: per quanto ognuno di noi si trovi sotto lo stesso cielo non tutti riescono a starci con la medesima postura e la stessa distanza. Così è in tutte le sfere dell'esistenza, e l'arte non fa certo eccezione.
Il finlandese
Mikko Aspa, meglio conosciuto come frontman dei
Deathspell Omega, appartiene a questa cerchia ristretta di eletti, e in questi giorni di fine 2025 torna a ruggire con il suo primo – in ordine cronologico – main project,
Clandestine Blaze, sorretto in tutte le sue sfaccettature dall'unica potenza del suo Io creativo.
Ho commesso forse un errore a non parlarvene nella mia guida al Black finlandese, e me ne scuso. Il motivo dell'esclusione risiede nel fatto che la
Vampa Clandestina si è sempre contraddistinta per un sound tradizionale e tipicamente 90's, ancorato soprattutto ai cardini del
True Norwegian Black Metal, e che dunque apporto allo sviluppo del genere in senso stretto ne ha dato ben poco (inoltre su quel fronte avevo già trattato esaustivamente i
Satanic Warmaster); oltre a essere rimasto un moniker assai di nicchia: la cassa di risonanza mediatica è un fattore fondamentale, quando si valutano i complessi che hanno avuto voce in capitolo nell'evoluzione di una determinata scena. Tuttavia, è uno di quei gruppi che ho sempre amato e che, come pochi altri, sono stati in grado di soggettivare l'Arte oscura più traditional, senza cambiar quasi niente dei suoi principi, con un livello qualitativo così alto e protratto per così tanti anni ed uscite. Dovete pensare che dal 1999, anno di pubblicazione del primo full-length, ad oggi, a nome
Clandestine Blaze sono state pubblicate ben 13 releases lunghe, di cui l'ultima in questi giorni di inizio novembre 2025 tramite la
Northern Heritage:
"Consecration of the Blood".
"Consecration of the Blood" è un disco suonato con una maestria che ha ben pochi eguali in ambito di fiamma nera classica; per usare le stesse parole del mio amico
kalymah, è
«crudo e freddo come dovrebbe sempre essere il black metal, con una tetra e leggera melodia di fondo» che rende affascinante il senso di estraniazione prendente corpo dall'impianto lo-fi, composto di riffs scricchiolanti e monocromatici – oscillanti costantemente tra passaggi fangosi e accelerazioni bestiali – e lo scream rotto, lancinante e distaccato del finlandese.
Il valore aggiunto è dato dal fatto che queste dieci tracce – che pescano a piene mani dai
Darkthrone della
Unholy Trinity e di
"Panzerfaust" (1995) – riescono a entrare immediatamente sotto pelle, lasciando per giunta tracce del loro passaggio…
Ovviamente non sono assenti anche richiami al
Conte – ma sempre declinati in maniera fortemente identitaria –, si pensi al riff iniziale di
"Illuminated by Deadly Light" in stile
"Hvis lyset tar oss"… Insomma, c'è proprio tutto quello che un amante del
Nero Culto dovrebbe voler ascoltare.
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