Bella sorpresa questa prima uscita solista dell'ex Winger e Dokken Reb Beach. Ciò che ci propone oggi sono composizioni che , pur figurando stilisticamente in ambito hard rock, risentono delle nuove esperienze musicali che ha intrapreso a partire dallo scioglimento dei Winger fino ad oggi. A cominciare dal suono stesso della chitarra che, da un approccio più deluxe dell'era Winger, ora si presenta più robusto e sanguigno, come già abbiamo avuto modo di notare in "Erase The Slate" (alcuni brani risalgono proprio a questi due periodi) dei Dokken. Se, così, tracce base di "Pull" ed "Erase The Slate" sono facilmente rinvenibili, l'album giova anche di elementi modernisti, settantiani e country americano.
L'iniziale "Dark Places" è granitica, oscura e si pone sui binari di Saigon Kick ed Ultimi Dokken con in più vocals filtrate. La title track e "Red" si dirigono più verso lidi cari a Deep Purple, il Glenn Hughes più soul/funk e King's X.
La bellissima "Ghost" riecheggia i Counting Crows, mentre "Sorrow Stained Eyes" e "Bleed" strizzano l'occhio agli Alice In Chains. Che brani ragazzi!! Anche "Better Shade Of Gray" e "Fanatic" si assestano tra Alice In Chains e King's X; "Get Out And Walk" è un bell'up-tempo strumentale in stile Steve Morse, dove Reb può dar sfogo alla sua maestria chitarristica, per la verità, tenuta giustamente a freno per buona parte dell'album. Si conclude con la delicata ballad "Love So true", eseguita essenzialmente con voce, piano in evidenza e con chitarra pulita, linee di violoncello in sottofondo.
Reb risulta l'unica mente del progetto, occupandosi di chitarre, voce, piano, composizione e produzione, ottenendo in ogni campo ottimi risultati. In particolare mi ha colpito la sua voce, non pensavo fosse anche un buon cantante, in grado di esprimere un feeling così emozionante. Come spiegato da egli stesso nell'intervista tenutasi qualche giorno fa (a breve su Metal.it), le composizioni risalgono a differenti periodi della sua vita e ne riflettono tutti i suoi possibili stati d'animo differenti, comunque tutti immersi in uno stesso sound caratteristico.
Ecco che, allora, "Masquerade" è un album incredibilmente emozionale e liricamente autobiografico, che racchiude sia momenti di divertimento, felicità, spensieratezza, che di rabbia, tristezza e paura. Di sicuro è un album la cui assimilazione non può concludersi con una semplice manciata d'ascolti.
"Masquerade" è un eccellente debutto e magari, potrebbe costituire un buon punto di partenza per giungere in futuro al capolavoro solista e realizzare quello che per l'amico Kip è stato "Songs From The Ocean Floor".
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