Lo ammetto:
inizialmente mi avevano fregato, invece alla fine, anche a sto giro, mi hanno convinto!
In effetti, nella nuova fatica discografica targata
Mourn The Light autori, già quattro anni fa, di un
debutto veramente promettente, c'è qualcosa che, ai primi ascolti, potrebbe anche lasciare perplessi!
Rispetto al suddetto esordio, i Nostri si presentano oggi con il nuovo vocalist
Andy Small, di chiara “scuola dickinsoniana”, che va ad affiancarsi ai già collaudati
Dwayne Eldredge e
Kieran Bieaty (chitarre),
Bill Herrick (basso) e
Kyle Hebner (batteria).
Sorrow Feeds The Silence, uscito per la fedele
Argonauta Records, mette in mostra una band intrepida, piena di energia e con tanta voglia di sperimentare in un genere, come l’heavy-doom dove, tutto sommato, allo stato attuale delle cose, non ci sono molti margini di manovra.
Eppure, il combo proveniente dal Connecticut, inserisce all’interno della propria concezione musicale, elementi provenienti da diversi sottogeneri, che spaziano dal power, al thrash, al prog, al groove, fino a qualche venatura epico-sinfonica, generando un lavoro assai variegato ed inciviso.
A tratti, il sound potrebbe suonare leggermente caotico, specialmente all’inizio del disco, quando la band mette troppa carne al fuoco che, a sua volta, viene accompagnata da una massiccia dose di tastiera, comunque presente lungo tutto l'album (rivelandosi non sempre funzionale alle composizioni); ne nascono brani complessi che, al primo impatto, potrebbero far storcere il naso anche se, in realtà, sono destinati a crescere col tempo.
Le cose prendono una piega decisamente diversa a partire da
Doomed To Fall Forever, caratterizzata da coinvolgenti cori epici, passando poi attraverso la title-track con le sue velleità power, per assestarsi su binari più tradizionali e sicuri, riconducibili alla NWOBHM, il cui richiamo, è indubbiamente favorito dalla somiglianza del timbro di
Andy Small (specialmente nei refrains), con quello di Bruce Dickinson. Spiccano, su tutte, tracce quali
In The Shadows e
When Dreams Die, mentre l’articolata
We Don’t Belong in cui partecipa, come special guest,
Stephanie Lussier, dotata di una voce molto suggestiva, si rivela un pezzo dall’alto tasso tecnico e di notevole trasporto emotivo.
In conclusione, dopo un inizio difficile da metabolizzare, ma destinato a crescere con gli ascolti,
Sorrow Feeds The Silence si rivela un disco valido e assai diverso dal suo predecessore, nei confronti del quale, suona molto più sperimentale, ma di pari livello qualitativo.
Rispetto a
Suffer Then We’re Gone infatti, in questo secondo album, i
Mourn The Light si dimostrano impavidi e osano, incuranti di eventuali critiche, esplorare nuovi territori.
Questa varietà compositiva conferisce nuova linfa allo stile dei Nostri e consente di interrompere la linearità di un song-writing che, se avesse rispecchiato i canoni del debutto, avrebbe probabilmente riscosso più consensi, ma al tempo stesso, avrebbe relegato la band ad un anonimato che non le appartiene, andando ad ingrossare il calderone di nomi interessanti nel settore, considerando l’abbondanza di realtà emergenti in questo sottogenere.
I
Mourn The Light invece vogliono lasciare il segno e, anche questa volta, ci riescono!