Ricordo come la voce di
Graham Bonnet, al primo ascolto di 'Down To Earth' dei Rainbow, mi scioccò, una timbrica potente, rabbiosa, perfettamente adatta a quel tipo di sonorità che Ritchie Blackmore cercava nella sua band all'epoca per riuscire a sfondare nel mercato americano, e che purtroppo durò circa un anno, prima di esssere rimpiazzato da Joe Lynn Turner. Una voce però che non riuscì a lasciarmi indifferente, e dopo aver passato tempo ad ascoltare e studiare tutto quello su cui il buon
Graham ha posato le sue corde vocali, passando dai MSG, agl Alcatrazz, agli Impelletteri, alla sua carriera solista, sorprende vedere come il cantante inglese alla quasi veneranda età di quasi 80 ani sia ancora fresco e arzillo sui palchi, piccoli e grandi, di tutto il mondo, costantemente in tourneè. O forse no, vedendo l'energia che ancora sprigiona, al netto delle sue primavere. E proprio come una sorta di celebrazione, il suo attuale progetto solista, la
Graham Bonnet Band, rilascia in questi giorni il live album
'Lost In Hollywood Again', un vero e proprio tuffo nel passato e nella carriera del singer.
Si passa dalle rainbowiane
'Eyes Of The World',
'Since You've Been Gone' o
'Making Love', dove seppur il range è quello che è, e in alcuni momenti si nota abbastanza chiaramente la fatica (il ritornello di
'All Night Long'), l'energia non si può senza alcun dubbio mettere in discussione. Si sente subito come, nonostante una produzione fin troppo rifinita per essere un live, il coinvolgimento del pubblico c'è, specialmente negli assoli da parte dei musicisti (batterista e tastierista), mentre la parte centrale è tutta dedicata a brani dal tiro decisamente più accesso come la fantastica
'Assault Attack' o
'Imposter'. Una cosa che fa estremamente piacere durante l'ascolto è quella di sentire UNA BAND, capace di ritagliarsi i propri spazi, di emergere, e di non lasciare quindi a una sola persona la regia del tutto, finendo per essere una sorta di one man show, insomma si sente l'autenticità della performance, per quanto non esente da difetti già sopracitati. Si chiude con
'Lost In Hollywood', che suona come una vera e propria festa in chiusura, pregna di adrenalina e classe.
Insomma, 77 anni e una carriera quasi cinquantennale festeggiate in maniera adeguata? Assolutamente sì, e al dispetto di qualche piccola ombra,
Bonnet dimostra che nel 2025 la passione per la musica è ancora fondamentale, da metterci la firma per arrivare in questa condizione. Chapeau.
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