La genesi di questo disco è in un episodio di cronaca nera. Circa otto anni fa a Memphis, Tennessee, tre bambini vengono brutalmente uccisi. L’opinione pubblica, inorridita, pretende che si scoprano subito gli autori dell’orrendo delitto. La polizia, dopo brevi e superficiali indagini (come succede sovente negli Usa), arresta tre giovani adolescenti, caso strano patiti di heavy metal ed occultismo, e li accusa di omicidio di stampo ritualistico. A seguito di un processo altrettanto frettoloso e sospetto i tre, rinominati “West Memphis Three”, vengono condannati a pene esemplari e sbattuti in carcere dove sono tutt’ora detenuti. A nulla sono valsi gli sforzi di un vero e proprio comitato costituitosi in difesa dei tre ragazzi che chiede da tempo la revisione dell’indagine e del processo. I “West Memphis Three” sono colpevoli punto e basta e marciscono in galera. Questa storia ha colpito l’animo sensibile di Henry Rollins, il quale sente l’esigenza di contribuire alla causa con un iniziativa benefica. Nasce così l’idea di un album-tributo ai Black Flag, la memorabile band hardcore punk di un Rollins agli inizi carriera, i cui proventi serviranno a sostenere il movimento degli innocentisti. Per i musicisti nessun problema, basta allertare i Mother Superior, attuali compagni del cantante, e la questione è risolta. Ma come fare per allargare il potenziale pubblico del disco, pescando al di là dei fans dei Black Flag o degli amatori del punk ottantiano? Perché non coinvolgere un nugolo di cantanti dall’enorme popolarità rock, metal, perfino hip hop, che interpretino le canzoni ognuno a suo modo? Idea brillante, e Rollins si attiva per contattare le persone scelte scontrandosi però in molti casi con il muro di gomma della più grande piaga contemporanea: i procuratori (o managers). Costoro vivono di una sola filosofia: “niente soldi, niente musica!”, ed il progetto pare crollare in partenza. Ma il buon Henry è un combattente dalla testa dura (e grande cuore) quindi sguinzaglia tutte le proprie conoscenze avvicinando direttamente gli artisti bypassando i mastini da guardia. Manco a dirlo accettano tutti, a dimostrazione che si può essere cattivi e violenti nel suono quanto disponibili e generosi nella vita privata, alla faccia dei moralisti ipocriti. Si forma così un parterre strepitoso, con dei pezzi da novanta che si muovono anche solo per cantare canzoni di appena un minuto e che andrebbero tutti nominati ed elogiati. Per esigenze di spazio porto ad esempio Iggy Pop, Tom Araya, Mike Patton, Josh Homme, Nick Oliveri, Corey Taylor, Neil Fallon, Ryan Adams, ecc. ma spendo una parola in più per la vera icona dell’heavy rock: l’inossidabile Lemmy che con il suo rauco tono riesce a far “suo” qualunque tipo di brano, nello specifico “Thirsty & miserable”. Altre segnalazioni speciali per una torrenziale “Slip it in” zeppa di scintillanti assoli e per la title-track e la famosa “Tv party”, cantate dallo stesso Rollins (la prima con Chuck D.) ma con i cori garantiti da una specie di nazionale del rock-metal. Il singer tatuato, preso dall’euforia, ha dichiarato recentemente:”se il massimo voto che date nelle recensioni è 10, allora questo disco merita 11!”. Io non sarò così generoso (o qualcuno mi randella…) ma invito tutti a fare un pensierino all’acquisto. Un tributo di grande energia ed intensità, uno schieramento di personalità eccellenti, una causa encomiabile la cui trasparenza è garantita dall’onestà di tutti i musicisti coinvolti. Piuttosto di buttare soldi in melense baggianate vi portate a casa una storica antologia e date una mano a tre ragazzi che amano la stessa musica che amate voi e che probabilmente sono vittime di un colossale pregiudizio e di una tragica ingiustizia.
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