Settimo studio album per i prime movers Bolt Thrower, storica seminale band inglese del movimento death metal europeo ad autrice di album davvero fenomenali come il vecchio "Warmaster" ed il sempre attuale "...For Victory".
Fortunatamente il tempo sembra essere fermo per Jo Bench e soci ed il death metal monumentale e granitico dei nostri, incentrato da sempre sulla filosofia della guerra, dell'onore, della patria e dell'orgoglio, sembra essere quello di sempre, quello degli esordi su Earache, insieme all'entusiasmo ed alla libertà da ogni schema commerciale che da sempre i Bolt Thrower inseguono, come dimostra l'auto management totale della band che continua ad organizzarsi tour da sola, a stamparsi le magliette ed a curare autonomamente i propri interessi. Insomma, davvero una band d'altri tempi nel complicato e burocratico meccanismo discografico di oggi.
"Honour-Valour-Pride" dunque presenta le stesse coordinate di sempre, basta ascoltare i primi brani come "Contact Wait Out", "Inside the Wire" o "Suspect Hostile", pachidermici e sulfurei, il problema che a volte pezzi meno ispirati vanno a risultare davvero troppo pesanti per essere digeriti, troppo lenti e ripetitivi, come nel caso di "Honour". Purtroppo di questi brani il finale ne presenta più d'uno e quindi l'album ne risente un po', preservando comunque il risultato finale che rimane comunque decisamente positivo, anche se non ai livelli di qualche anno fa.
Inoltre un vecchio fan come me potrebbe sentire la mancanza della voce di Karl Willets, sostituito per l'occasione da Dave Ingram, il vecchio singer dei Benediction, di cui la voce ahimè non ho mai sopportato, mentre per i "novelli" tutto ok, classico growl con tutti i crismi del caso.
Come sempre, orgogliosi dei Bolt Thrower.
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