Dream Theater - Six Degrees Of Inner Turbulence

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2002
Durata:95 min.
Etichetta:Eastwest/WEA
Distribuzione:Eastwest/WEA

Tracklist

  1. THE GLASS PRISON
  2. BIND FAITH
  3. MISUNDERSTOOD
  4. THE GRATE DEBATE
  5. DISAPPEAR
  6. SIX DEGREES OF INNER TURBULENCE

Line up

  • James LaBrie: vocals
  • John Petrucci: guitars
  • John Myung: bass
  • Mike Portnoy: drums
  • Jordan Rudess: keyboards

Voto medio utenti

Eccoci.... il momento è arrivato, la recensione del nuovo album dei Dream Theater. Una delle band più importanti dell'ultimo decennio è tornata con 6 Degrees Of Inner Turbulence, un album che già da subito ha trovato posizioni contrastanti. C'è chi lo ama alla follia, chi lo ritiene invece un album confuso, senza idee, poco ispirato.

Il nuovo lavoro dei Dream Theater è semplicemente il disco che i Nostri DOVEVANO fare. Difficile per le sue trame, oscuro per le sue atmosfere, profondo per le liriche.... geniale. Non credo che riuscirò a spiegare e descrivere le emozioni che la musica di 6DOIT riesce a trasmettermi ogni qual volta lo ascolto, ma vi assicuro che non c'è un secondo di questo disco che sia fuori posto, tutto sembra esserre una naturale evoluzione, un qualcosa paradossalmente ovvio, con i propri lati, i prori colori, le proprie sfaccettature.

Prendete le atmosfere di Awake, la maestria di Scenes From a Memory e unitelo alla genialità e all'esperieza dei 5 Newyorkesi... solo così tenderete ad avvicinarvi a questo incredibile disco.

Credo proprio che la caratteristica che mi ha colpito di più, oltre all'ottima produzione se pur non ai livelli di Awake, è la scelta dei suoni. In particolar modo quelli di Jordan Rudess, ormai perfettamente inserito nella band ed elemento cardine. Non a caso vi troverete ad ascoltare piatti effettati con flanger, voci filtrate, scratch (una breve parte su "The Glass Prison") e soluzioni armoniche che vi lasceranno di stucco.
Per quanto concerne la produzione c'è da dire che finalmente il basso si ascolta davvero bene.... il tutto grazie all'ottimo bilanciamento dei suoni da parte della coppia Petrucci/Pornoy.

L'esperienza acquisita dai nostri in tutto questo tempo lo si nota moltissimo. I due episodi targati Liquid Tension, le jamming session, le serate Petrucci/Rudess, il G3, i progetti paralleli.... tutti elementi che li hanno fatto crescere e che li hanno resi musicisti incredibili; qui non parlo solo di tecnica, ma a livello mentale, di inventiva.

Parlando della struttura del disco, il lavoro è diviso in due cd conteneti nel primo 5 pezzi, che spaziano molto sia per atmosfere che per genere proposto, se vogliamo più sperimentali rispetto al resto, il secondo la suite 6DOIT, appartenente in maggior modo alla tradizione Dream Theater, che esprime in 8 episodi i 6 gradi di turbolenza interna dell'uomo, sei momenti di difficoltà della psiche.

In conclusione non mi va di paragonare questo disco a nulla, le opere d'arte vanno ammirate e basta, e nemmeno di esprimere un voto, avrei potuto mettere un 7, un 8, un 10, ma di certo non banalizzerò 6 Degrees Of Inner Turbulance con un numero.

6DOIT, un altro punto di riferimento musicale della mia vita.



-TRACK BY TRACK-



The Glass Prison

Irrompe nel migliore dei modi, una roccia!
Il brano comincia nel classico stile Dream Theater, tastiere che portano la melodia e ritmo "di attesa"; al min. 1,46 l'impossibile! Riffone portante pompatissimo e doppia cassa in quantità, siamo in pieno Metallica sound. James, dopo una parte della strofa con voce filtrata, si diverte a fare il verso all'altro James (Hetfield); In generale le atmosfere che si respirano in questo brano (in particolar modo nel ritornello ) sono quelle di Falling Into Infinity. Al minuto 5.54 c'è la seconda sorpresa, irrompe un riff "panteriano" su cui si scratcha alla grande! Notevole la grandissima varientà di riff presenti.



Blind faith

Altra perla. Qui Rudess è davvero incredibile. Un brano melodico ed energico che ho cominciato ad apprezzare dopo un po' di ascolti. Il ritornello vi si piazzerà in testa e non vi mollerà! La parte strumentale centrale è fra i momenti del disco che maggiormente mi ha appassionato: solo incredibile di Petrucci, che fa tornare alla mente vagamente il solo di "Lie", con successivo break di piano di Rudess.... poi il brano continua con un commovente tappeto tastiera/chitarra ed il solo ad opera del keywiz!



Misunderstood

Brano cupo e triste in cui ancora i suoni sono protagonisti. Il brano giusto al momento giusto, il coinvolgimento è notevole e la prestazione di LaBrie è da brividi! Da notare il finale noise ad opera di Petrucci.



The Great Debate

La strofa ricorda moltissimo i Tool (band che affiora non solo una volta), che trova la svolta "theateriana" nel ritornello. Notevole (come al solito) la parte strumentale. Il brano si sviluppa pian piano fino riprendere le note iniziali cedendo poi il passo alla successiva "Disappear".



Disappear

Si riaffacciano le atmosfere di Awake. Una storia d'amore terminata, un momento triste, di crisi.... il momento in cui non vuoi essere cosciente, ma che ti costringe a porti quelle domande. Una canzone toccante che mi coinvolge ogni volta che l'ascolto. LaBrie qui riesce ad esprimere tutta la sua espressività e tragicità.



Six Degrees Of Inner Turbulence


-Overture: geniale, questa è l'unica parola per descrivere questo pezzo. Brano che fa da prologo alla suite in cui Rudess unisce tutte le parti con arrangiamente sinfonici. Senza parole.

-About To crash: canzone dai ritmi non sostenuti, melodie molto catchy ed un tappeto piano/chitarra da brividi.

-War Inside My Head: dura circa 2 minuti, ma in poco tempo esprime tantissimo.

-The Test That Stuped Them All: Ancora uan volta i Metallica si riaffacciano nella strofa. Il drumming sostenuto di Portnoy ci guida ad uno stranissimo ritornello con controvoci in falsetto. La teatralità di questo brano è notevole e la prestazione dietro le pelli è sensazionale.

-Goodnight Kiss: il secondo lento... la musica unita alle liriche sono un qualcosa di molto toccante. Ho trattenuto le lacrime. Jordan qui mostra tutto il suo feeling..... commovente.

-Solitary Shell: brano divertentissimo (non per le liriche). Gli arrangiamenti di piano, le linee melodiche e i suoni sono incredibili. Sicuramente uno dei momenti più intensi della suite. L'episodio strumentale ancora una volta mette alla luce l'incredibile sinergia fra i nostri 5. La parte centrale ricorda molto i momenti delle serate Petrucci/Rudess, chitarra acustica e piano che duettano e si intrecciano..... il cambio armonico che Jordan fa al minuto 5,10 mi fa letteralmente impazzire.... da pelle d'oca!

-About To Crash (reprise): come si evince dal titolo, in questo caso, viene ripreso il motivo di "About To crash", ma con arrangiamenti diversi.... più rock 'n' Roll oriented.

Losing Time/Grand Finale: song malinconica che ci conduce dolcemente al termine dell'opera. Da non trascurare il testo, davvero bello!
Recensione a cura di Elio Bordi
Coraggioso

La band prova a non riposare sugli allori e tenta una nuova strada con un album strano ma coraggioso e tra l'altro anche doppio.Il problema d'ora in poi sarà il vano tentativo di riempere la vacuità di certe idee con inutili virtuosismi prolissi e suite infinite che in realtà non diranno più nulla di nuovo.Qui almeno c'è il tentativo di fare qualcosa di diverso,specie nella sinfonica suite del cd 2.

Sperimentazione riuscita

Il primo disco, sperimentale, ostico, innovatore è un capolavoro, specie The great debate e l'iniziale glass prison, il brano più duro composto dai DT fino a quel momento. Disappear è di nuovo sperimentale e stralunata, sembra un altro gruppo, con Rudess che finalmente sperimenta con i suoni. La suite sul secondo disco non è perfetta, ma comunque considerando i 42 minuti di durata è ben equilibrata e la versione sul live Score con l'orchestra le rende piena giustizia!

Mezzo capolavoro

Non certo il migliore, ma è davvero un gran bel disco: un "must" per ogni fan della band!

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