Destroyer 666 - Cold Steel for an Iron Age

Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2002
Durata:35 min.
Etichetta:Season of Mist
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BLACK CITY
  2. CLENCHED FIST
  3. RAPED
  4. SONS OF PERDITION
  5. THE CALLING
  6. WITCH HUNTER
  7. SAVAGE PITCH
  8. COLD STEEL
  9. SHADOW

Line up

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A due anni di distanza da "Phoneix Rising" tornano i "satanic speed metallers" Destroyer 666. "Cold Steel... for an Iron Age" arriva dopo parecchi anni di attività ed un numero incredibile di esibizioni live, specialmente durante l'anno 2001, che li ha visti brillanti protagonisti del Wacken Open Air Festival. Qualcuno potrebbe dunque pensare che la band sia maturata col passare del tempo. Invece, non è affatto così, ed è un bene. I Destroyer 666 continuano imperterriti a battere la loro strada proponendo un rozzo e violento amalgama di thrash/speed/black metal dannatamente ancorato alle radici della musica più estrema degli '80. Nessuna concessione a sperimentazioni, nessuno stravolgimento nelle composizioni, solo violenza e ferocia.
Definire i Destroyer 666 come una black metal band (come è successo ovunque) sarebbe senz'altro riduttivo; le influenze della band si riscontrano in decine di gruppi che hanno fatto la storia dell'heavy metal, dal thrash tedesco targato Sodom, alla brutalità dell'heavy/speed di Exciter e Nasty Savage, passando per i geniali Celtic Frost di "Into the Pandemonium". Al tutto si va ad aggiungere quell'atmosfera occulta e perversa tipica del black metal, ma questo è solo l'ultimo degli ingredienti, non certo il teorema fondamentale su cui si basa la musica della band australiana.
"Black City", opener devastante, e "Sons of Perdition", micidiale brano thrash/speed d'annata, sono sicuramente I pezzi in cui emerge maggiormente la potenza inimmaginabile del combo australiano, che raggiunge l'apice della propria brutalità con "The Calling".
Il livello non cala nemmeno quando i Destroyer 666 staccano il piede dell'acceleratore, come nel mid-tempo di "Witch Hunter" o nella title-track "Cold Steel".
Le cose forse più fiacche arrivano solo quando la band insegue sonorità più vicine al black metal degli ultimi anni, anche se si tratta comunque di episodi rari ed isolati, riscontrabili perlopiù nella conclusiva "Shadow".
Nel complesso si tratta di un album veramente sopra le righe, che segna ulteriormente il distacco dei Destroyer 666 dalla scena black odierna, che alla violenza della musica antepone quella dell'immagine. "Cold Steel for an Iron Age" è un album maledettamente sanguinario, che riesce a fare da ponte fra la musica estrema e il thrash dello scorso decennio; violento, selvaggio e feroce come non si sentiva da tempo.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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