Terzo lavoro per i Destillery, dopo “Immortal Sun” del 1999 e “Behind The Mask” del 2000 sempre per la Iron Glory, e il titolo “Ferrum”, scarno ed essenziale, lascia intendere che siamo davanti ad un disco di metallo classico, senza dubbio . Per chi non li conoscesse, i Destillery sono stati praticamente definiti gli Iron Maiden tedeschi, non solo per quanto riguarda scelte stilistiche fortemente influenzate dal combo inglese, quanto per la spaventosa somiglianza della voce di Florian Reimann con quella di Dickinson, anche se devo ammettere che, non so precisamente per quale motivo, se per la pronuncia o la produzione del disco, si sente che è un cantante tedesco. Basta ascoltare il brano d’apertura “The One Who Craves” per trovarsi quasi spiazzati tante sono le analogie tra le due band, o per meglio dire, quante sono le caratteristiche dei Destillery mutuate dal gruppo di Harris e soci.
Per fortuna non siamo di fronte a dei cloni, perché i ragazzi ci mettono anche del loro, nonostante il termine di paragone rimanga, volenti o nolenti, sempre lo stesso per il particolare già descritto della voce. Sembra strano a dirsi, ma i passaggi più aggressivi ricordano maggiormente gli svedesi In Flames piuttosto che l’originale comun denominatore Maiden. Nove ottimi brani quelli contenuti nell’album, a partire dalla già citata opener con un ritornello che lascia il segno e assoli da manuale, fino ad arrivare alla conclusiva e fenomenale “Sagittarius” che a metà anni ottanta sarebbe stata un’hit del classic metal (e magari proprio dei Maiden), passando per le chitarre granitiche e gli iserti di doppia cassa thrasheggiante di “The Real” o gli ottimi spunti di “Creed”, una delle canzoni migliori. Obbligato almeno l’ascolto per tutti gli amanti dei Maiden e di Dickinson in particolare; ascoltatevi Sagittarius e sappiatemi dire….
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