Avrei desiderato che i
Megadeth, la mia thrash band statunitense favorita dopo i Testament, chiudessero la loro tormentata carriera in ben altro modo, con un live che cancellasse i ricordi degli ultimi tre penosi album consegnando ai suoi fans un documento di grande importanza storica, dopo 20 anni di carriera, ed una testimonianza di quanto la band di Dave Mustaine sia stata fondamentale per tutto il panorama metal.
Perfetto, occasione sprecata al 100% e delusione totale per un disco che davvero lascia l’amaro in bocca.
“
Abbiamo deciso di registrare adesso un live album perché non avevamo mai avuto una line up così competitiva e di valore” ha dichiarato il rosso Mustaine.
Che stronzate, Dave.
Se possiamo perdonare un De Grasso ai limiti del più becero dei batteristi doppio cassisti di un gruppo power di serie B, lontano anni luce dalla creatività di un Nick Menza quanto mai rimpianto, non si può transigere sulla nullità dimostrata dal signor Al Pitrelli che come già dimostrato al Gods of Metal 2001 DEMOLISCE in maniera scriteriata ogni brano storico dei Megadeth, non riuscendo ad eseguire in maniera degna nemmeno un assolo di scuola Friedman, storpiandoli, alleggerendoli, semplificandoli…alla faccia della migliore line up di sempre.
Beh ma almeno come album dal vivo rende? Neanche per sogno. L’atmosfera live non è ricreata in minima parte, il pubblico è mixato a volume bassissimo ed è un minimo partecipe solo in pochissime occasioni come “Peace Sells”, “A Tout le Monde” o “Symphony of Destruction”, rendendo il tutto così freddo e triste che invece di respirare aria di festa ed esaltazione sembra di assistere alle esequie di un defunto…ed infatti dopo qualche giorno così è stato.
Forse, chissà, proprio per questo “Rude Awakening” è il disco che nonostante tutto sto ascoltando di più in questo periodo, un po’ perché riascoltare brani immortali come “Wake Up Dead” e “Hook in Mouth” o rivalutare quelli nuovi come “Dread and the Fugitive Mind” o “Kill the King” è sempre un piacere, un po’ perché Dave Mustaine è sempre stato il mio personaggio preferito…insomma, la voglia di re-inserire il cd nel lettore c’è sempre, ferma poi la delusione nel sentire il ghigno di Dave trasformato in un irritante squittio (incredibilmente pessime le prestazioni vocali in “Train of Consequences” e “Reckoning Day”…da nervi!!!).
Insomma, credo davvero che i Megadeth meritassero tutt’altro tributo, che un live con il feeling che possiamo ascoltare in “Rock in Rio” dei Maiden sarebbe stato l’ideale, e magari con la formazione che li ha resi quelli che ricordiamo tutti, con Menza e Friedman come compagni d’avventura.
Amareggiato, sono costretto a consigliare questo live (dal pessimo booklet per inciso) solo ai fans più accaniti, meglio se quelli aquisiti da “Countdown to Extinction” in poi, a patto che sappiate di non acquistare un capolavoro. E adesso, per cortesia, toglietemi di torno Pitrelli...
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