Prima di iniziare con la recensione, vi comunico che la tracklist presente sul cartoncino promozionale è errata, non so se verrà corretta in fase di lavoro ultimato: la seconda traccia è TURN LOOSE THE SWANS, mentre la quarta è THE SNOW IN MY HAND.
Bene bene, dopo questo piccolo appunto, veniamo al platter…la prima cosa che mi viene da dire ascoltando e riascoltando ancora questo ‘The Voice Of The Wretched’ è che questo Live è un album imperdibile, da brivido, oserei dire definitivo, che racchiude il meglio dei i My Dying Bride, e che quindi, deve entrare di diritto nella vostra collezione di dischetti: le 10 tracks presentate e perfettamente suonate, sono 10 gemme di purissimo ed inestimabile valore che la Doom Death band per eccellenza, che per quanto riguarda classe e songwriting non è stata mai nemmeno lontanamente sfiorata dalle band che hanno seguito le sue decennali orme, ha mai potuto concepire. Giusto per la cronaca (perché passare in rece brano per brano, per questo monumentale lavoro della Mia Sposa Morente, penso che sia una cosa veramente inutile, visto l’elevatissima qualità dei brani stessi) il Live si apre con ‘She Is The Dark’, song presa da ‘The Light At The End Of The World’ (1998) e che fa coppia con la penultima ‘The Fever Sea’, estratta anch’essa sempre dallo stesso album, a cui segue ‘Turn Loose The Swans’ che con ‘The Snow In My Hand’ e ‘Your River’ è tratta dall’oscuro Turn Loose The Swans’ (1993), forse il più bell’album della loro intera discografia insieme a ‘Like Gods Of The Sun’ (1996), rappresentato qui da ‘A Kiss To Remember’. ‘The Angel And The Dark River’ (1995) è rappresentato dalla song capolavoro che prende il nome ‘The Cry Of Mankind’, mentre l’album ‘34.788%…Complete’ (1998) è presente con la song ‘Under Your Wings And Into Your Harms’ e ‘The Dreadful Hours’ (2001) l’ultimo grande album in studio del combo inglese è in pista con ‘A Cruel Taste Of Winter’…ma non è finita qui…il Live immortala anche una song che risale al primo periodo di vita dei My Dying Bride, e cioè la fantastica ‘Symphonaire Infernus Et Spera Empyrium’, presa dall’omonimo E.P. del 1991! Cosa dire, cosa aggiungere…beh, vi posso dire che le riprese di questo Live sono riuscite ad incamerare su platter quell’alone di drammaticità, di disperazione, di depressione, di smarrimento, di decadenza, di romanticismo neoclassicheggiante, di torpore gotico, di doom dal sapore maledetto, di alienazione claustrofobica e di epicità controllata che caratterizza i My Dying Bride (forse il monicker più bello e musicalmente azzeccato che gli anni novanta abbiano mai partorito) e che trasuda dalla loro esibizione Live. Un album Live che può divenire una pietra miliare nella musica Doom e far riaffiorare i fasti dei vecchi tempi. Se penso che me li gusterò al Gods…My Dying Bride: se non li conoscete ancora affrettatevi a farlo…se li conoscete e li amate di già, suggellate il vostro amore per questa band con questo Live, la vostra Sposa Morente vi sta aspettando per continuare a sognare insieme.
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