Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:58 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. THE GATHERING (INTRO)
  2. WITCH DANCE
  3. MESSENGER
  4. BRING OUT THE BRAVE
  5. WASH YOUR SINS AWAY
  6. BEHIND YOUR EYES
  7. WAKE UP THE WORLD
  8. MAN OF PEACE
  9. THE ETERNAL CURSE
  10. AGADIR
  11. DREAMER

Line up

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Seconda fatica per i Last Tribe che tornano, a poco tempo di distanza da "The Ritual", con questo "Witch Dance". Chi ha ascoltato il full-lengt di debutto sa che è difficile catalogare la band di Magnus Karlsson perché la propria proposta musicale spazia dal metal melodico all'hard rock, al progressive dell'ultimo decennio. Sia chiaro, non pensate che questo mix di elementi stilistici possa considerarsi una novità; la band in fondo segue quel filone che è nato negli ultimi cinque anni e che unisce uno stile "neoclassico" (ma non solo) ad una tecnica impeccabile, condendo con un buon gusto melodico ed una base ritmica di chiara matrice metal.
Qualcosa in più però i Last Tribe lo hanno; a differenza della maggior parte delle band del campo, i quattro sanno non ripetersi e riescono a trasportare l'ascoltatore per tutta la durata del lavoro senza sbadigli. La principale differenza rispetto a "The Ritual" è da trovarsi nel cambio di line-up che ha segnato l'ingresso in formazione di Dick Lowgren e Jaime Salazar, rispettivamente al basso ed alla batteria. Le nuove composizioni sono infatti sicuramente più mature a livello di arrangiamenti, grazie ad un più alto livello tecnico dei musicisti e, ovviamente, ad una maggiore esperienza in fase di registrazione.
Ciò che caratterizza i Last Tribe è che riescono a far passare in secondo piano la loro tecnica ineccepibile, nonostante ne diano ampiamente sfoggio per tutte le undici composizioni; colpisce molto di più l'ottimo gusto melodico che si risolve in linee vocali mai scontate.
"Witch Dance" contiene al suo interno episodi anche distanti fra di loro, nonostante venga conservata l'attitudine e la matrice del sound; ecco così brani prog come "Messenger" (sicuramente uno dei migliori del lavoro!) vicino a incursioni fulminee come con la title-track, oppure a strumentali come "Agadir".
Quello che pecca forse è la produzione, sinceramente troppo esile, che toglie a molti dei brani quell'impatto vincente che avrebbe dato una marcia in più. Certo non si tratta di un errore, bensì di una precisa scelta della band; eppure sono convinto che una chitarra ritmica più presente ed un volume minore delle tastiere avrebbero certamente alzato il livello generale del lavoro, che appare poco immediato.
Nel complesso siamo sicuramente sopra la media, grazie a scelte stilistiche geniali, un alto livello tecnico e, soprattutto, un grande pathos con il quale riescono a trascinare l'ascoltatore dall'inizio alla fine dei cinquant'otto minuti dell'album. Certo, nella scena odierna di band così ce ne sono tante, ma posso assicurare che i Last Tribe hanno quel qualcosa in più che permetterà loro di ricavarsi un posto (meritato) di primo piano nel panorama mondiale.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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