Arrivano dalla fredda Svezia questi Amaran, giovane band che in soli due anni di attività è riuscita ad ottenere un prestigioso contratto con la francese Listenable Records e a dare alla luce un lavoro che surclassa come produzione il 90% dei debut-album in circolazione.
La band sfugge ad una precisa etichettatura; in "A World Depraved" troviamo infatti delle rocciose chitarre cavalcate dalla voce melodica e suadente della cantante Johanna De Pierre. Per quanto riguarda proprio le chitarre, potrei accomunarvele, sia come suono che come scelte stilistiche, ai lavori del periodo di mezzo degli In Flames, da cui sembrano scopiazzare anche le doppiature fisse. A parte questo però, gli Amaran hanno poco a che fare con la band di Strömbland, di cui non raggiungono mai l'aggressività. Nonostante le solide chitarre e i riff granitici, si viaggia a velocità piuttosto basse; è soprattutto la voce di Johanna che sminuisce l'impatto delle composizioni. Non si tratta tanto della sua voce, che anzi rappresenta un'ottimo e inusuale abbinamento con la massiccia base ritmica, bensì le linee vocali che non si differenziano troppo fra di loro e che prediligono percorrere spazi ampi, aerati.
I momenti migliori si hanno proprio con quelle canzoni in cui gli Amaran spingono maggiormente, come con "Lullaby" o "Little Victory".
Dopo i primi attimi di stupore e di elogi verso lo stile curioso della band, si scende infatti nel tedio più totale per via di composizioni che non spingono come dovrebbero e che risultano spesso ripetitive.
La produzione, come ho detto, si attesta su alti livelli, anche se risente dell'impronta scandinava, specialmente per quanto riguarda la batteria, troppo finta ed inespressiva.
Gli Amaran vantano una tecnica strumentale più che buona, e proprio per questo mi chiedo come sia possibile che nell'album siano arrivate due stonature vocali evidenti come in "Rusty Warhorse". Per il resto non si può che fare un plauso alla prestazione di Johanne, che riesce a caratterizzarsi dalla maggior parte delle cantanti-donna presenti sulla scena.
Le buone trovate in fondo non mancano, e comunque il prodotto non merita un'insufficienza; di certo resta l'amaro in bocca per un'idea geniale sviluppata solo a metà.
Questo "A World Depraved" può piacere, non lo metto in dubbio, ma viste le possibilità e le capacità della band, poteva essere migliore di molto.
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