Prezioso album, questo Empyrium, una sorta di sunto di tutto quello che la band teutonica fino ad ora ha prodotto e ri-presentato per l’occasione in chiave classica, destinato a tutti coloro che amano le sonorità rarefatte, il sapore delle foreste, l’odore dei laghi avvolti dalla nebbia, gli spiriti dei boschi, il canto delle fate e la splendore delle driadi. E si, proprio così, gli Empyrium suonano una musica soffice, decisamente ambient oriented (in linea con le produzioni Moonfog, per capirci), e di chiara matrice folk nordeuropeo, profondamente ispirata al misticismo ed alla natura. Le armi più importanti nel ricreare questa tipologia di suono sono senz’altro da ricercarsi nell’abbondante utilizzo di strumenti classici (e di relativi guests), come il flauto, suonato da Nadine Molter; il violino e la viola, suonati entrambe da Susanne Solomon; il cello, suonato da Julia Hecth ed il contrabbasso, suonato da Herm Horst Faust, tutti legati dal filo conduttore delle ottime partiture di pianoforte, che colora le canzoni, sfumandole ancora di più…ora sul verde, ora sull’azzurro, ora sul grigio … Scendendo nel dettaglio, posso dirvi che il platter sia suddiviso in tre capitoli: il primo, è dedicato agli ambienti paludosi ed agli acquitrini, e porta con se le atmosfere più chiuse e claustrofobiche, rese ancora più deprimenti dal parlato che ogni tanto affiora in lingua teutonica; il secondo, è dedicato alle foreste, e porta con se un alone maggiore di misticismo; il terzo, è dedicato all’acqua, e devo dire che è sicuramente il migliore…le songs si fanno più romantiche e decadenti, più ariose e tristi, più intimistiche e malinciniche. Penso che comunque abbiate capito che di Metal qua dentro vi è solo l’anima, ma non l’aspetto o la sostanza…Empyrium, la colonna sonora della natura, come forse mai l’avete ascoltata…da ascoltare con attenzione, per staccare la spina ogni tanto.
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