Warlord - Rising out of the Ashes

Copertina 9

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:51 min.
Etichetta:Atrheia
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. BATTLE OF THE LIVING DEATH
  2. ENEMY MIND
  3. INVADERS
  4. WINDS OF THOR
  5. WAR IN HEAVEN
  6. MY NAME IS MAN
  7. LUCIFER'S HAMMER
  8. SONS OF A DREAM
  9. ACHILLES REVENGE

Line up

  • Joacim Cans: vocals
  • William J Tsamis: guitars, bass
  • Mark Zonder: drums

Voto medio utenti

Devo premettere che questa recensione è opera di uno che ama i Warlord alla follia, che ha sempre seguito ogni progetto musicale di quel geniaccio di Bill Tsamis e che da anni punzecchiava lo stesso Bill chiedendo una reunion, ai tempi altamente improbabile. Come potete dunque immaginare ho atteso questo momento da anni con spasmodica frenesia. Emozionato come un bambino ho potuto gioire, diciotto anni dopo la release del capolavoro immortale "And the Cannons of Destruction have begun...", per il ritorno dei re assoluti dell'epic metal di tutti i tempi. I timori, devo essere sincero, erano parecchi: Joacim Cans negli Hammerfall non mi ha mai entusiasmato particolarmente e ho anzi sempre trovato la sua voce abbastanza fuori luogo; negli Warlord le cose sarebbero state sicuramente diverse, anche perchè, parliamoci francamente, il secondo Damien King (singer di "And the Cannons...") come cantante non è mai stato un granchè e la mia idolatria nei suoi confronti era limitata ad un aspetto puramente sentimentale. Temevo inoltre una produzione moderna, di quelle alla Finvoxx per intenderci, che sicuramente poco avrebbe avuto a che fare con il sound classico della band. Ma è bastato l'esordio della opener "Battle of the Living Death" (già inclusa nel secondo lavoro dei Lordian Guard) a farmi tirare un respiro di sollievo: diciotto anni dopo i Warlord sono riusciti ad assemblare un lavoro che pare la perfetta prosecuzione del must del 1984. La produzione, nonostante sia cristallina, è decisamente anacronistica e la scelta dei suoni ricalca molto lo storico must, specialmente per quanto riguarda la batteria, lontana da quei suonacci sintetizzati che tanto vanno di moda oggi. Un rullante scarno e secco, che colpisce dritto allo stomaco, blocca il tempo e ci catapulta indietro negli anni, proprio così come la chitarra di William, essenziale ma diretta, caratterizzata come sempre da quelle lead ovattate dal tocco unico. Su tutto questo va ad imporsi un Joacim Cans irriconoscibile, perfettamente calato nella parte e in grado di raggiungere una impressionante teatralità drammatica, come potrete ben ascoltare nella seconda "Enemy Mind", vero e proprio inno all'epica più pura, tragica e drammatica. Si continua con un altro pezzo inedito, "Invaders", risalente ai tempi di "The Holy Empire", il terzo album dei Lordian Guard che però non vide mai la luce; la songs, un mid tempo trascinante, è più vicino infatti a certe scelte sonore degli ultimi anni dei Lordian Guard che non ai Warlord, ma certo non sfigura all'interno del lavoro. Dopo questa doppia parentesi inedita ecco arrivare la riproposizione di tre must estratti dal debut omonimo dei Lordian Guard, ossia le bellissime "Winds of Thor", "War in Heaven" e "My Name is Man".
Sicuramente le versioni originali, caratterizzate da una produzione bassa che non rendeva giustizia al valore artistico dei pezzi, meritavano un restauro, e così hanno fatto, nel migliore dei modi, i tre musicisti. "Winds of Thor", con quella sua irresistibile linea di chitarra e quel magico refrain, raggiunge un livello di epicità ancor maggiore che non nella prima versione, grazie alla performance di Mark dietro le pelli, che arricchisce del proprio feeling unico quelle parti rovinate purtroppo nell'originale da una batteria campionata. Certo, la voce di Vidonne Sayre-Riemenschneider resta tutta un'altra cosa, ma Joacim non sfigura per nulla. Stesso discorso vale per "War in Heaven", un brano che non potrà che procurare un brivido lungo la schiena di tutti coloro che tanto l'avevano apprezzata in passato. Il momento più alto lo si raggiunge però con "My Name is Man", un toccante lento che considero senza dubbio fra i migliori di tutti i tempi; questo remake è arricchito da alcuni fraseggi di batteria che contribuiscono ad accentuarne il carattere drammatico. E' proprio su "My Name is Man" che Joacim da il meglio di sè, nonostante la prestaionze di Vidonne ai tempi resti qualcosa di incredibile ed irraggiungibile.
Non poteva certo mancare "Lucifer's Hammer", che con questa nuova versione arriva a quota quattro; l'ultima, leggermente più lenta, non sfigura affatto rispetto alle altre, anche se a mio giudizio la migliore rimane quella che ha visto dietro il microfono Damien King III.
Si ritorna a nuove songs con le due conclusive "Sons of A Dream" e "Achilles Revenge"; la prima delle due è stupenda, degna di entrare nella storia di Warlord a fianco di brani quali "Deliver Us" e "Aliens", grazie ad un'esordio indubbiamente geniale, ad un refrain magicalmente intriso di epicità e alle lead guitars di Bill, capaci ancora di trasportarci via con tutto il corpo e la mente. A chiudere questo "Rising out of the Ashes" ecco la lunga "Achilles Revenge", altro brano dal classico trademark Warlord dove a farla da padrona è il talento compositivo del duo Tsamis/Zonder, capace di costruire atmosfere uniche senza mai cadere in soluzioni scontate.
Questo "Rising out of the Ashes", insomma, è nell'epic metal ciò che fu l'Eneide nell'epica greca. Un album destinato a passare alla storia proprio come tutte le precedenti release targate Warlord, che non potrà scontentare i numerosi fans accaniti della band (che in Italia sono davvero tanti!) e che resta un esempio da seguire per tutte quelle band che cercano invano di portare in musica l'epica più pura. Se invece quest'album vi dirà poco o niente, beh, allora tornate ad ascoltarvi quelle porcate commerciali che vanno al giorno d'oggi; io resterò a sognare ed a commuovermi con questo meraviglioso "And the Cannons of Destruction" parte II.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa
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Per i dischi deli anni 80 (Deliver Us e Cannons ) non bastano le 5 stelle essendo al di sopra di ogni cosa mai uscita nel metal e non solo. Questo è semplicemente un Capolavoro.

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