Pregevole platter per gli In Rage, band che nasce dalle ceneri dei Lost Souls, autori qualche hanno fa di un grandissimo debut album su Roadrunner (quel ‘Closeyoureyesanditwonthurt’ che io considero alla stregua di un cult album, ma che non è stato fortunato nelle vendite) ed un successivo album, decisamente più sotto tono, su Nuclear Blast (‘Fracture’). Ora, nel 2002, questo combo svedese ripiomba sul mercato, non nuovo nella forma, ma completamente rinnovato nel monicker e nella proposta musicale. I Lost Souls oramai non esistono più, e la cosa mi spiace parecchio, ma gli Inrage sono vivi più che mai, senza i tecnicismi ed i ritmi sincopati, o dispari, sul filone dei Meshuggah che avevano caratterizzato il debut delle ‘Anime Perse’, ma con un songwriting diretto, rabbioso, compatto e tagliente come il vecchio bene amato Thrash Old School americano, quello della Bay Area, insegna. Riffs al fulmicotone, ritmi sostenuti, cattiveria controllata e semplicità dinamica, questi sono gli ingredienti per questo rinato (anche se in altra pelle) five pieces nord europeo. Le songs sono convincenti, magari non proprio fresche e particolarmente innovative, anzi, ma comunque sempre all’altezza della situazione, lasciando un retrogusto piacevole nel palato musicale dell’ascoltatore. Per chi vuole ripiombare nel ventennio scorso (mamma quanto tempo…sick – nds), ingannando il tempo tra l’uscita dei Destruction di qualche mese fa ed in attesa del nuovo Testament, l’album degli Inrage, tra l’altro ottimamente co-prodotto da Daniel Bergstrand (Meshuggah, SYL, In Flames e Darkane tra gli altri) e da Pelle Saether (Carnal Forge, Terror 2000), potrebbe essere l’ideale per farvi roteare ancora una volta la vostra folta chioma nell’aria calda e bollente di questa afosa estate. Ed allora…Thrash It ‘till you die!
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