Un titolo allettante, una copertina orribile (come piace a me) e qualche buona song ascoltata nei recenti concerti live: le premesse per un "Fight" decisamente migliore dell'insipido "Calling the Wild" c'erano tutte. Puntualmente sono state spazzate via dall'esordio, con la title-track che mi aveva convinto in versione "on stage" e che in studio si rivela invece bruttina; è soprattutto la scelta di un accordatura in Re della chitarra di Joe Taylor, che si ripeterà più volte nel corso dell'album, ad essere poco, o meglio, per nulla condivisibile. Fortunatamente ci si risolleva in fretta, con "Always Live to Win", ottimo brano energico di hard n' heavy in linea con quanto proposto nel passato, e con la successiva "Descent", cantata in coppia con Pete Steele (Type O' Negative). Devo ammettere che questo brano, ad un primo ascolto, non mi aveva fatto una buona impressione, per via di quei riffoni moderni che poco hanno a che fare con lo stile classico di Doro, ma devo dire che dopo qualche tempo non ci si riesce più a togliere dalla testa la linea melodica del refrain. Musicalmente si tratta di un brano dalle tinte cupe, dove Doro e Pete Steele si cimentano in un ottimo ed inconsueto duetto dall'inizio alla fine, interpretato magistralmente. L'energica "Salvaje", con il suo ritornello in spagnolo, è un altro dei pezzi migliori di questo "Fight", mentre con "Undying" si ritorna sui lentoni strappalacrime che, pur non raggiungendo il livello di classici quali "Fur Immer", sortiscono sempre il loro effetto, grazie alla performance come sempre ottima da parte della bella Dorothee. Si continua con la più che buona "Legends Never Die" e con "Rock Before you Bleed", uno dei brani più belli di questo "Fight", destinato ad entrare tra le songs immancabili nella scaletta dei concerti. Evitabile la seguente "Sister Darkness", decisamente fuori luogo, mentre si ritorna sugli standard con "Wild Heart" e "Fight by Your Side", lenti di alta classe che però infilati uno dopo l'altro cominciano ad annoiare. A chiudere questo "Fight" ecco la discreta "Chained", già proposta nelle ultime apparizioni live, e "Hoffnung", forse il lento più riuscito, assieme a "Undying", del lavoro. Insomma, si tratta di un album che dagli alti e bassi, che include forse troppi momenti di calma e troppo pochi brani energici; restano i dubbi, come sempre, sulla formazione scelta per accompagnare Doro, composta da tre musicisti statunitensi che appaiono spesso alquanto fuori tema. Se riuscirete a convincervi che il livello dei lavori del passato non potrà più tornare, allora questo "Fight" vi piacerà, proprio come è piaciuto a me; in caso contrario passate pure oltre e tornate ad ascoltare "True as Steel".