Turbonegro - Ass Cobra / Apocalypse Dudes

Copertina 8

Info

Genere:Punk
Anno di uscita:2003
Durata:78 min.
Etichetta:Burning Heart
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. A DAZZLING DISPLAY OF TALENT
  2. THE MIDNIGHT NAMBLA
  3. DEATHTIME
  4. BLACK RABBIT
  5. DENIM DEMON
  6. BAD MONGO
  7. MOBILE HOME
  8. I GOT ERECTION
  9. JUST FLESH
  10. HOBBIT MOTHERFUCKERS
  11. SAILOR MAN
  12. TURBONEGRO HATE THE KIDS
  13. IMORGEN SKAL EG DAUE
  14. RAGGARE IS A BUNCH OF MOTHERFUCKERS
  15. THE AGE OF PAMPARIUS
  16. SELFDESTRUCTO BUST
  17. GET IT ON
  18. ROCK AGAINST ASS
  19. DON’T SAY MOTHERFUCKER, MOTHERFUCKER
  20. RENDEZVOUS WITH ANUS
  21. ZILLION DOLLAR SADIST
  22. PRINCE OF THE RODEO
  23. BACK TO DUNGAREE HIGH
  24. ARE YOU READY (FOR SOME DARKNESS)
  25. MONKEY ON YOUR BACK
  26. HUMILIATION STREET
  27. GOOD HEAD

Line up

  • Hank Von Helvete: vocals
  • Euroboy: lead guitar
  • Rune Rebellion: rhythm guitar
  • Happy Tom: bass
  • Chris Summers: drums
  • Pal Pot Pamparius: keyboards

Voto medio utenti

Prima buona notizia, i Turbonegro si sono riformati e stanno preparando un nuovo album. Seconda buona notizia, per festeggiare la reunion della formazione Norvegese la Burning Heart ha deciso di ristampare i loro ultimi due lavori in versione digi-pak con l’aggiunta di alcune interessanti tracce video quali bonus. Fine delle buone notizie, perché l’aggettivo “buono” non si addice affatto ai Turbonegro. Loro sono una delle più cattive, dissacranti, anticonvenzionali, perverse band della scena musicale heavy.
Orgogliosamente immersi nell’abuso di droghe ed alcolici, con un look a metà tra i Village People ed Arancia Meccanica giustificato da convinte dichiarazioni di omosessualità, deliranti testi tra grottesco e provocazione che grondano turpiloquio, sesso estremo, odio, ironia, feticismo, depravazione, i ragazzi di Oslo non si fanno mancare niente per risultare il più possibile sgradevoli, volgari ed ingiuriosi, totalmente in antitesi al galateo del perfetto true-metal-punk da figurina.
Credo che soltanto loro siano in grado di capire quanto c’è di vero nel loro atteggiamento fuori dagli schemi, quanto invece è gioco goliardico e sottile rovesciamento di luoghi comuni, ed infine quanto puro e semplice menefreghismo di chi vuole vivere di eccessi e di estremismi senza curarsi del pensiero altrui. I Turbonegro non sono un gruppo da mezze misure, o si amano o si rigettano con sdegno, con le loro fantasie da gay-club di New York e con le loro imprevedibilità musicali.
Infatti questa coppia di ristampe è la prova tangibile della loro bravura ma anche della loro abilità di spiazzare gli appassionati, di sfuggire all’ovvio mutando le caratteristiche dei loro lavori.
“Ass cobra” è un convulso album di punk-metal sguaiato e chiassoso, rozzo e violento, sulla linea dei vecchi Verbal Abuse e dei moderni Antiseen, pieno di astiosi manifesti politicamente scorretti come “Turbonegro hate the kids”,”Hobbit motherfucker” (clamorosamente attuale..),”I got erection”,”Pissfight in Oslo: a dazzling display…”, titoli illuminanti sulle tematiche del disco sostenute da una furia malata, da un suono distorto e rovinoso che martella instancabile senza concedere pause. Un classico del punk’n’roll distruttivo.
Il successivo “Apocalypse dudes” è invece una stretta virata sull’hard rock, sempre contaminato dal rock’n’roll selvaggio da suburbia urbana, con forti reminiscenze di Ac/Dc, Mc5, Stooges, fino ai Rolling Stones (certe movenze di Von Helvete sul palco non possono non ricordare il buon Mick..). Una musica più curata, meno frenetica ma ugualmente aggressiva, un’attenzione particolare nella costruzione di melodie catchy per dare brillantezza alle canzoni, che sono state la scuola per gruppi come Hellacopters o Gluecifer. Ma nessuno di loro possiede la sfrontatezza irriverente di episodi come “Rendezvous with anus”,”Zillion dollar sadist”,”The age of Pamparius” (filosofia freak a base di pizza!), anthems fiammeggianti dal ritmo irresistibile tipo “Selfdestructo bust”,”Rock against ass”,”Prince of the rodeo”, con le chitarre lanciate in cavalcate travolgenti, fino ad arrivare alla sorprendente semi-ballad “Humiliation street” ed all’apoteosi elettrica conclusiva di “Good head”. Un disco stupendo, una perla del rock stradaiolo, pieno di vita, sensuale, torrido, e vertice creativo di una band che ha avuto (per ora..) molta meno fortuna di quanto meritasse.
Questa volta non ci sono dubbi sull’utilità di queste ristampe, indispensabili per dare giustizia ad una grande formazione, ed agli appassionati del real-rock consiglio l’acquisto di entrambe per poter assaporare le diverse eccitanti sfumature dei Turbonegro.

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