Dopo mille peripezie giungono finalmente al debutto discografico i Rosae Crucis, band dedita da anni al più incontaminato heavy metal e forte di un nutrito seguito a livello underground ottenuto grazie a due validissimi demo tapes intitolati "Il Re del Mondo" e "Fede Potere Vendetta". Abbandonato il cantato in italiano per ovvie problematiche legate al rifiuto di molte case discografiche, i Rosae Crucis si presentano sul mercato grazie alla fiducia accordata dalla Scarlet Records con il concept album "Worms of the Earth" basato sull'omonima opera di Robert Howard, (in cui si narra l'avventura epica del re di Caledonia, Bran Mac Morn, che evocando antiche creature che vivevano nel sottosuolo, appunto i vermi della terra, riuscì a sconfiggere l’Impero Romano) ricco di pathos ed epicità, lontano dalle atmosfere gioiose e pacioccose dell'euro power metal. In effetti la band ci propone un roccioso heavy metal, caratterizzato dalla voce aggressiva e potente di Giuseppe "Ciape" Cialone, puntando tutto sull'impatto e la velocità più che sulla facile melodia ed è proprio questo che rende l'album così valido e convincente. Fin dall'iniziale "The Justice of Roma" e la seguente "Bran Mac Morn", uno dei migliori episodi di questo lavoro, si viene investiti in un turbine di riffs supportati ottimamente dalla sezione ritmica che vede come ospite Giuseppe Orlando dei Novembre alla batteria, che sciorina come al solito una prova magistrale e che è anche produttore del disco, registrato negli ormai famosi Outer Sound Studios che conferiscono un sound davvero professionale ed ottimamente curato. La tripletta “Escape From Eboracum”, “The Blackstone” e “Gates to Abominium” non fanno altro che confermare il grande valore di questo lavoro che si conclude nel migliore dei modi con l’agguerrita e violentissima title track che presenta anche una parte cantata in growl e la finale “The Witch”, a nostro parere il brano più riuscito del lotto culminante in un finale davvero al cardiopalma. Per gli amanti di queste sonorità un ultimo omaggio nella bonus track (ahimè, solo per il mercato giapponese) con la cover di “Death of the Sun” dei Cirith Ungol, un’ennesima dimostrazione di amore per questa musica ed un nuovo invito a non farsi sfuggire questo piccolo gioiello di puro, sano, incontaminato heavy metal.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?