Parlare dei King Crimson vuol dire semplicemente doversi confrontare con il genio di una delle band più importanti, coraggiose, ostiche e rivoluzionarie della storia del rock. D'altronde è inutile ricordare l'importanza di quel disco, "In The Court Of The Crimson King", che nel 1969 segnò e sconvolse il mondo della musica popolare d'avanguardia, rielaborando la lezione della psichedelia in una sinfonia di pesantezza, ricerca, melodia e sontuosità, e ponendo le basi per quello che sarebbe stato il progressive rock degli anni a venire. Fondamentale invece, per chi fosse rimasto fermo a quei King Crimson (scioltisi nel 1974), spiegare che la band di oggi è a tutti gli effetti un gruppo completamente diverso, rinato nei primi anni '80 sotto la guida del vecchio leader Robert Fripp (chitarrista, cervello e personaggio carismatico), e dedito ad un sound che abbandona quasi totalmente mellotron, soluzioni sinfoniche e ogni forma di melodia facile per farsi sempre più cerebrale, sintetico, sfuggente, conservando ben poco (se non lo spirito di ricerca) dello stile che aveva caratterizzato le line-up "classiche". "The Power To Believe" è il sesto parto (in oltre vent'anni!) di questa nuova incarnazione della band, un lavoro che non manca di mostrare un gruppo sempre pronto a progredire: non sorprendono, in questo senso, le assonanze con band quali Tool (d'altronde stiamo parlando di uno dei pochi ensemble realmente progressivi emersi negli ultimi dieci anni) e Nine Inch Nails, due gruppi che peraltro non hanno mancato, in passato, di dichiarare il loro amore per il Re Cremisi. Un ulteriore passo avanti, quindi, fra chitarre gelide e pesantissime ("Happy With What You Have To Be Happy With"), richiami non manieristici al passato ("Level Five", sorta di prosecuzione moderna di "Larks Tongues In Aspic"), momenti di assoluto onirismo (da ritrovare soprattutto nella spezzettata suite che da titolo al disco, con il momento topico rappresentato dall'orientaleggiante - e sintetica - "Part II") e la classe di una squadra oramai compattatasi, dopo che l'abbandono di Bill Bruford e Tony Levin ha sancito la fine della "doppia line-up triangolare", intorno alle figure di Trey Gunn e Pat Mastellotto, e all'ammaliante voce di Adrian Belew (cantante e chitarrista). Freddi, cerebrali, ma sempre affascinanti e sorprendenti: lunga vita al genio di Fripp e al suo Re Cremisi!
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