Fin dai loro esordi i
Penitent di Karsten Hamre sono stati tra i protagonisti assoluti della scena dark-ambient europea, regalandoci album molto belli come "Melancholia" (uscito per Cold Meat Industry) e "The beauty of pain". La penultima release, dal titolo "Songs of despair", era stata caratterizzata da un cambio di direzione musicale, che aveva portato il gruppo norvegese ad esplorare territori più vicini alla darkwave e al gothic/doom metal, ma con questo nuovo lavoro si assiste ad una sorta di ritorno alle origini visto che le atmosfere sono molto più simili a quelle proposte in passato. La musica dei Penitent è sempre stata molto ispirata, quasi evocativa e con una forte propensione verso la ricerca della melodia, per cui non c'è da stupirsi del fatto che anche questo "Deserted dreams" sia perfettamente in linea con quanto appena affermato, con il suo sound sempre in bilico tra ambient e dark industrial. Da notare che le dieci tracce presenti nel cd sono abbastanza diverse tra loro, infatti ci sono alcuni brani (come ad esempio "Meeting our fate" o "The resurrection of nativity") che privilegiano un approccio classico alla materia e ci presentano atmosfere particolarmente cupe e opprimenti, mentre in altri casi assistiamo ad una sorta di apertura nei confronti di sonorità che potrei quasi definire eteree, come avviene in "A blessing in the desert", "Salutations of our dreams" o nell'iniziale "Behind the mirror". Molto belli anche "The final decision" e "Transfiguration", due pezzi che non sfigurerebbero nella colonna sonora di qualche film fantasy, magari a sostegno di scene rappresentanti battaglie e scontri epici. Un ritorno in grande stile quindi, che riconferma i Penitent come uno dei gruppi più validi e rappresentativi del loro genere, e che di sicuro non deluderà i numerosi fans che li seguono fin dagli inizi della loro carriera.
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