Ecco servita la prima occasione per fare conoscenza con il gruppo più atteso del momento in campo sludge/doom: i Ramesses. L’attesa per la creatura generata da Tim Bagshaw e Mark Greening, i due transfughi dagli Electric Wizard, è costantemente lievitata grazie al vociferare degli appassionati, quindi la Psychedoomelic non si è fatta sfuggire l’opportunità di sfruttare a dovere il primo materiale composto dal trio Britannico. Infatti le due canzoni qui presenti escono anche sotto forma di sette pollici in edizione da collezionismo limitata a mille copie, senza dimenticare il brano “Black domina” monolito inserito nella compilation “Dreams..of what life could have been” fresca di stampa.
Questo split ha il pregio non ininfluente di vedere anche la presenza dei Negative Reaction, a mio avviso una delle formazioni sludge più interessanti ed in forma degli ultimi tempi. Ossessivi e stralunati, propongono una “A song for constance” brillante di passaggi più dinamici che di consueto e la tremenda “Nod” con uno stravolto inserto flautato a spezzare la psicotica oppressione ultra-sludge. Due episodi di ottimo livello che reggono il confronto con la belva Inglese, anche se la curiosità è ovviamente tutta per la seconda band del lavoro.
Una strana introduzione d’organo lancia “Master (your demons)” e l’impatto è subito violento e frastornante. Un suono furiosamente heavy, disperatamente oscuro, quasi straziante nella sua distorsione caotica. Emergono logici richiami agli Electric Wizard di “Dopethrone”, ma sembra assai circoscritta quell’atmosfera space-doom che aveva caratterizzato alcuni momenti del trio guidato da Jus Osborn, rimpiazzata da fulminei e brutali strappi accellerati che arrivano a sfiorare il black metal. Anche l’impostazione vocale di Adam Richardson a tratti sfocia nella cavernosità del metal estremo, specie in “Ramesses II”, e questo aumenta la pesantezza e la malignità del sound che per certi versi mi ricorda l’impressionante muro sonico degli High on Fire, altri grossi calibri della scena, con qualche goccia di acidità in più e meno deragliamento chitarristico. Normale, tenuto conto che da una parte c’è Matt Pike e dall’altra Tim Bagshaw che nei Wizard suonava il basso.
E’ ancora presto per giudizi definitivi, ma questo macigno di tenebra che toglie il respiro, questo confluire di metal, doom, sludge, in un magma velenoso mi lascia ben sperare sulla futura affermazione dei Ramesses, che per il momento confermano tutte le anticipazioni positive su di loro.
Ormai è assodato che se si vuole assaporare sensazioni forti in campo heavy senza scivolare in brutalismi grotteschi, bisogna rivolgersi a questo settore di nicchia ed ai gruppi che ne fanno parte. Riguardo al disco, pur tenendo conto della meritevole qualità e del notevole interesse si tratta sempre di prodotto per completisti o per chi non riesce a frenare l’impazienza di ascoltare i Ramesses, che dovrebbero esordire su lunga distanza entro breve tempo.
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