Anno 1980: in Gran Bretagna l’uragano punk che aveva spazzato via il modo tradizionale d’intendere la musica cominciava il suo lento declino, mentre alle sue spalle prendeva forma un altro movimento tellurico ispirato dal rock duro del decennio precedente ma già pronto a trasformarsi in proiezione futura. A farne parte, oltre ai nomi entrati nella storia fondamentale dell’heavy metal, c’erano anche formazioni che oggi possiamo definire “minori” visto che a loro il successo non ha sorriso, e cito a caso gruppi come Handsome Beast, Jaguar, Grim Reaper, Chateaux, More, e non ultimi questi Witchfynde, che in quell’anno pubblicarono il bellissimo “Give’em hell” il quale fa ancora bella mostra di sé nel mio reparto vinili.
Disco appartenente alla NWOBHM ma con un tocco di magia oscura intuibile già dalla cover con pentacolo e capro, all’epoca roba non ancora inflazionata, che lo distinse dalle altre produzioni contemporanee e fece presagire un radioso futuro per il gruppo. Così non è stato. Per farla breve, dopo l’uscita di “Lords of sin” (1984) delusi dalle scarse vendite e nauseati dal music business decidono di uscire dalla scena e non danno più notizie di sé.
Anno 2002: l’Era Dei Ritorni colpisce ancora. Ingrigiti e scavati i Witchfynde riemergono dall’oblio con schieramento quasi originale, unica novità il cantante Harrison. Musicalmente in loro niente sembra cambiato e “The witching hour” riprende il discorso interrotto bruscamente con minimi aggiornamenti. Ciò che è cambiato nel tempo è il mondo musicale intorno a loro, ed i classici riffs metal ottantiani che propongono potrebbero sembrare scontati ai giovani ascoltatori, già sentiti da tanti gruppi successivi, che al contrario da bands come questa hanno attinto a piene mani. Gli inglesi ci regalano un misto di inediti e riedizioni di brani classici, setacciando per lo più il loro album d’esordio, così è possibile riascoltare con piacere anthems quali “Leaving nadir” “Give’em hell” “Wake up screaming” che tanto erano piaciuti due decenni fa per quella sottile atmosfera arcana che ha resistito intatta fino ad oggi. Ma si aggiungono anche pezzi solidi come rocce, vedi la potente “The other side”, risalente al periodo dello scioglimento, o l’acciaio bollente di “You’ll never see it coming” e “Cospiracy” ottimi esempi di metal nella sua concezione più classica e tradizionale. In sostanza, adesso che chiunque si permette di pubblicare dischi a profusione, c’è sicuramente posto anche per gli antichi guerrieri del metal magari un po’ imbolsiti ma capaci di cose ancora più che dignitose. Come i Witchfynde.
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